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Giovedì, 25 Aprile 2024
Operazione "Hesperia" / Porto Empedocle

Imprenditore empedoclino nel "mirino" di Cosa nostra trapanese: chiesti 35 rinvii a giudizio

L'inchiesta sul clan vicino al superlatitante Matteo Messina Denaro ha accertato pure i legami con la cosca agrigentina. Commerciante vessato e minacciato di ritorsioni fino a quando non ha consegnato 5mila euro: svelati summit mafiosi a Favara

La Dda di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio delle 35 persone coinvolte, lo scorso 6 settembre, nell’operazione antimafia dei carabinieri di Trapani, denominata "Hesperia". L'indagine ha accertato i legami con la mafia agrigentina e un episodio di estorsione di cui sarebbe rimasto vittima un commerciante di Porto Empedocle.

La prima udienza preliminare, davanti al gup di Palermo Ermelinda Marfia, si terrà il prossimo 2 febbraio. Nel blitz sono state arrestate 33 persone: 21 in carcere e 12 ai domiciliari. Tra loro, molti nomi noti della criminalità organizzata di Marsala, Campobello di Mazara e Castelvetrano, ma anche volti nuovi.

L’indagine nasce dagli sforzi investigativi diretti alla cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro. A lui farebbero riferimento gli elementi di primo piano di Cosa nostra trapanese coinvolti nell’indagine. Secondo gli investigatori, anzi, Messina Denaro sarebbe ancora in grado di dare direttive per la riorganizzazione della cosca.

"Ti picchio con due viriate": le minacce all'imprenditore empedoclino

"Io ti dico una cosa...iniziando a oggi fino a sabato mi vedi arrivare o sotto la tua casa o alla pescheria....e ti picchio con due viriate". 

Il presunto mafioso di Mazara, Vito Gaiazzo, minacciava così al telefono l'imprenditore di Porto Empedocle che temporeggiava per pagargli il pizzo. Il pescivendolo, al quale il trapanese prospettava di colpirlo con la frusta di legno che si usa per i cavalli, inizia a balbettare e promette di vendere la pescheria pur di consegnargli i soldi dovuti per fare fronte alle esigenze della cosca di Mazara dove l'imprenditore ittico operava.

I contatti con i mafiosi del posto Messina e con Siragusa per rafforzare le minacce

Gaiazzo, insieme a Nicolò e Bartolomeo Macaddino, hanno "pressato" l'imprenditore per mesi costringendolo, alla fine, a pagare almeno 5.000 euro. Per rafforzare il loro potere mafioso, secondo quanto ricostruito nell'inchiesta, avrebbero stretto legami con Valentino Messina, mafioso e pescivendolo di Porto Empedocle, nonchè fratello dell'ex capomafia Gerlandino, e Alessandro Siragusa, detto Caluzzu Pipituni, già condannato per mafia nell'operazione "Fortezza".

Siragusa cercherà di mediare ma l'atteggiamento dilatorio della vittima, che non riesce a vendere la pescheria per trovare liquidità, spazientisce i trapanesi.

Gaiazzo: "Iddru" ti deve portare "i grana" stop... non ce n'è altri modi... altri... "iddru" ti deve... lunedì entro mezzogiorno deve presentare e ti deve portare "i grana" dei pesci... come gli hai dato i pesci... stop...perché appena viene e mi viene a dire di nuovo barzellette... eeee... oppure che non viene e mi dice fra quattro giorno fra cinque giorni, ti faccio vedere che noialtri ...ine... la facciamo "fitusa"...

Gaiazzo, quindi, minacciava di "farla fitusa" e di "acchianari per andarsi a cunsumari". Le minacce si estendono persino al mediatore. "Io venti giorni te li ho dati a te - dice riferendosi a Siragusa -, perché il rispetto ce l'ho per te".

Dopo mesi di pressioni e minacce esplicite l'imprenditore riesce a pagare. 

I rapporti tra Franco Luppino e la famiglia mafiosa di Favara

L'inchiesta ha accertato pure altri legami con il clan agrigentino e, in particolare, con la famiglia di Favara. 

"Anche in questo caso, anello di congiunzione fra le due province era ruolo svolto da Franco Luppino - scrive il gip di Palermo Walter Turturici - che, nel mese di giugno 2020, conferiva specifico incarico a Piero Di Natale affinché incontasse e interloquisse con Giuseppe Sicilia".

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