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Mafia Licata

"Non era il braccio destro del boss, avevano solo rapporti familiari", spazio alla difesa al processo "Halycon"

I legali di Raimondo Semprevivo, condannato in primo grado a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa ed estorsione, replicano al pg che ha chiesto la conferma del verdetto. "Non partecipava ai summit e ha solo preteso il pagamento di un suo credito"

"Raimondo Semprevivo non era il braccio destro di Angelo Occhipinti, con lui intratteneva solo rapporti di natura familiare in quanto era compagno della suocera. Non gestiva affari mafiosi insieme a lui, in una intercettazione si sente e vede con chiarezza che esce prima che inizi la riunione della presunta cosca".

Gli avvocati Giovanni Castronovo e Antonino Reina, difensori dell'imprenditore cinquantenne, replicano così al pg Maria Teresa Maligno che, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la conferma della condanna a 12 anni dell'imputato, arrestato nella doppia operazione "Assedio" e "Halycon", fra il luglio e l'agosto del 2019, prima con l'accusa di estorsione e poi con quella di associazione mafiosa.

Semprevivo, in particolare, nel 2018, aveva un credito di 10.000 euro nei confronti un imprenditore alle cui dipendenze aveva lavorato, in Germania, senza essere retribuito. Per ottenere i soldi avrebbe fatto, quindi, intervenire il capomafia Angelo Occhipinti, compagno della suocera, già condannato in passato per mafia. I carabinieri documentano un incontro, filmato con le telecamere nascoste, che produce un accordo, utile solo in parte: l'imprenditore, infatti, gli dà solo la metà dei soldi richiesti. 

"L'intervento di Angelo Occhipinti - hanno sottolineato i difensori - fu solo dettato dalla volontà di porre fine a un contenzioso, peraltro arrivando ad una soluzione che stava a metà rispetto alle sue richieste. Non ci fu alcuna minaccia ma solo un tentativo di trovare una soluzione bonaria della vicenda che, in ogni caso, fu decisa da Occhipinti intervenendo casualmente in quanto persona che faceva parte della sua famiglia".

I difensori hanno sottolineato che "l'accusa di associazione mafiosa, che scaturisce da meno di due settimane di indagini, è insussistente perchè ogni rapporto con Occhipinti avviene in ragione del contesto familiare, non c'è alcuna condivisione di affari e strategie". 

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