"Se l'è cantata... è un burdellu ora": Antonino Mangione si "pente" e i due esecutori dell'agguato tremano
Le intercettazioni svelano la paura di Roberto Lampasona e Angelo D'Antona: i due presunti assassini temono che il loro amico possa averli traditi accusandoli dell'omicidio di Pasquale Mangione
"Se l'è cantata, io mi spavento... Qua sono guai seri". Roberto Lampasona e Fabio D'Antona, arrestati per l'omicidio del sessantanovenne di Raffadali Pasquale Mangione, dopo avere appreso dai giornali della collaborazione di Antonino Mangione nell'ambito dell'inchiesta "Kerkent", che ha svelato un traffico di droga gestito dal boss Antonio Massimino, temono di essere tirati in ballo per il delitto del pensionato.
Un timore che si rivelerà fondato. Qualche mese prima Antonino Mangione aveva tradito il suo amico storico Roberto Lampasona e D'Antona raccontando retroscena e modalità esecutive dell'omicidio nei dettagli e autoaccusandosi di avere organizzato tutto su richiesta del figlio della vittima.
Una conversazione del 15 aprile del 2019 viene ritenuta dal gip di particolare interesse probatorio.
Lampasona: "Ma io..là solo mi spavento... Ma per un verso...anche lui anche..no".
D'Antona: "Eh!"
Lampasona: "Si, però... le pistolate nel culo poi, hai capito!? Va bene, la parola sua contro quella tua!"
D'Antona: "Io lo so, però se gli dice..."
Lampasona: "Sono guai seri".
Manca qualche dettaglio agli inquirenti per fare quadrare il cerchio. Ci pensa Lampasona a togliere ogni dubbio nella frase successiva.
Il quarantenne, parlando con l'altro presunto killer, aggiunge: "Se c'era qualcosa sarebbe venuto fuori... a quello della birreria...quello della birreria".
"Il chiaro riferimento - sottolinea il gip Antonella Consiglio - è a Francesco Mangione, amministratore unico in carica del ristorante pizzeria noto come Metabirrificio". Anche il figlio della vittima figura fra gli indagati, seppure a piede libero, come mandante del delitto: secondo l'accusa avrebbe commissionato l'uccisione del padre perchè molestava donne sposate in paese, a Raffadali.
Nessuna prudenza nei dialoghi, nonostante anni di processi alle spalle, neppure qualche settimana più tardi, quando i due presunti assassini scoprono di essere indagati perchè la Dda gli fa notificare gli avvisi degli accertamenti tecnici.
Lampasona va a trovare a casa D'Antona. La squadra mobile segue ogni spostamento col gps e intercetta i dialoghi.
"Se l'è cantata lui, è un burdellu" - realizza D'Antona. Lampasona prova a rassenerarlo: "Devi stare calmo". Poi D'Antona aggiunge altri elementi contro di sè. "All'epoca mi sminchiavu". Per gli inquirenti è un altro tassello al puzzle investigativo: Antonino Mangione, infatti, racconta che il trentacinquenne, per finire la sua vittima col calcio della pistola, si sarebbe ferito gravemente a una mano tanto da avere pensato di andare in ospedale.