"Non mentì in aula per favorire i suoi estorsori mafiosi", assolto imprenditore

Assolto dall'accusa di avere mentito in aula al processo in cui erano imputati i suoi presunti estorsori mafiosi. I giudici del tribunale di Palermo, questa mattina, dopo avere ascoltato le arringhe dei difensori, gli avvvocati Daniela Posante e Santo Lucia, hanno emesso la sentenza che scagiona l'imprenditore Lello Burgio, 40 anni, titolare di un negozio di ceramiche di Villaseta, dall'accusa di falsa testimonianza e favoreggiamento aggravato dall’avere agevolato la mafia.

LEGGI ANCHE: "Mentì per favorire i suoi estorsori", il pm chiede condanna a 3 anni e 6 mesi per commerciante

Burgio, secondo il pm della Dda Alessia Sinatra, che ne aveva chiesto la condanna a 3 anni e 6 mesi, sarebbe stato costretto a praticare dei prezzi di favore a due presunti mafiosi di Porto Empedocle - Domenico Seddio e Salvatore Romeo - e, dopo averlo confermato ai carabinieri durante le indagini, precisando che era stato costretto a farlo “per quieto vivere”, avrebbe poi fatto marcia indietro mentendo in aula quando fu chiamato a testimoniare al processo "Dna".

Oggi, prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio per emettere la sentenza, gli avvocati Daniela Posante e Santo Lucia hanno illustrato le loro arringhe. "Innanzitutto, mettendo a confronto le dichiarazioni fatte ai carabinieri e la testimonianza al processo, non emerge nessuna contraddizione. In ogni caso non esiste alcun favoreggiamento per il semplice fatto che Burgio non ha subito alcuna estorsione, ha praticato quel prezzo per libera scelta e ha preteso di essere pagato. Peraltro - hanno concluso i difensori - non sapeva che i suoi interlocutori fossero mafiosi e non si è mai sentito intimidito".