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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'inchiesta "Condor" / Villaggio Mosè

Intercettazioni e pentito Quaranta: "Nicola Ribisi vuole estendere il suo potere mafioso su Villaggio Mosè e Favara"

Frasi captate dalle cimici: "Ad Agrigento ai cristiani gli sembra che è terra di nessuno? Sistemati Palma, poi ti prendi il pensiero del Villaggio"

"Al Villaggio Mosè si spostano, perché Villaggio Mosè è un territorio libero, ci va Favara, ci va Palma, ci va Agrigento. E' un territorio libero voi pensate che per un (incomprensibile) è attaccato con Ribisi che è di Palma". Le indagini, ma anche queste dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta del 16 marzo 2018, hanno consentito di ricostruire il tentativo - scrive il gip del tribunale di Palermo, Filippo Serio, - di Nicola Ribisi di espandere il suo potere mafioso anche su territori diversi da Palma di Montechiaro, ossia su Agrigento e in particolare sul Villaggio Mosè e su Favara. 

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Secondo quanto era già emerso dall'inchiesta antimafia "Xydi", all'interno dello studio legale dell'avvocato-boss Angela Porcello, il 29 novembre del 2019, Giuseppe Sicilia durante una riunione con Giancarlo Buggea, avrebbero discusso, fra i vari argomenti, di alcuni episodi che riguardavano un noto imprenditore che "si comprendeva essere entrato in contrasto con il Sicilia per questioni banali - viene ricostruito da investigatori e inquirenti - . Questioni che tuttavia, ad avviso del favarese, meritavano una 'lezione' da parte di Cosa Nostra. Il Sicilia, per ragioni di competenza territoriale (essendo l'imprenditore originario di Canicattì) aveva chiesto a Buggea di intervenire sull'imprenditore. E Buggea aveva richiamato all'ordine l'imprenditore che si era difeso rivendicando rispetto per la propria risalente disponibilità a Cosa Nostra: '... minchia io sono sempre a disposizione, dal 87 ... 88 .. non si devono dimenticare che nel 87 dove erano tutti? Tutti loro erano carusi, tutti!!', ma soprattutto - prosegue la ricostruzione fatta nell'ordinanza di custodia cautelare dell'inchiesta 'Condor' - vantando la protezione di Nicola Ribisi". 

Durante l'incontro del 29 novembre del 2019, Sicilia avrebbe evidenziato che "l'autorevolezza mafiosa del Ribisi avrebbe potuto garantire all'imprenditore assoluta protezione soltanto nel paese di sua pertinenza, ossia Palma di Montechiaro".

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"Sicilia proseguiva a discutere della posizione in seno a Cosa Nostra del Ribisi e dei suoi tentativi di espandere il suo potere anche oltre il territorio di Palma di Montechiaro e in particolare ad Agrigento: ' ... ad Agrigento ai cristiani gli sembra che è terra di nessuno?' Sicilia asseriva di aver fatto notare a Nicola Ribisi - ricostruisce sempre il gip - che egli non aveva alcun legame con Agrigento. Nel commentare quello che lui riteneva essere un indebito sconfinamento mafioso il Sicilia forniva nondimeno chiari indicatori circa la carica di vertice della famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro rivestita - è sempre scritto nell'ordinanza di custodia cautelare - da Nicola Ribisi laddove, secondo il favarese, atteso il suo ruolo di referente di Cosa Nostra si sarebbe dovuto impegnare ad arginare la sopravanzata del gruppo di matrice Stiddraro dei cosiddetti 'Cucciuvì': '... sistemati Palma, poi ti prendi il pensiero del Villaggio Mosè o di Agrigento'". 

Tentativo di espansione a Favara

"Dal dialogo emergeva inoltre il tentativo del Ribisi di allargare la propria sfera di influenza mafiosa anche sul territorio di Favara - scrive il gip - . Sicilia raccontava che un soggetto legato al palmese aveva cercato di entrare nel mercato favarese della vendita di bibite, praticando un prezzo bassissimo e spendendo proprio il nome di Ribisi nel momento in cui era stato da lui (dal Sicilia) convocato. 'Veniva a vendere birra al paese, di meno! L'ho chiamato, gli ho detto .. ascolta qua .. dice mio parrino .. Gli vai a dire a tuo parrino che tu qua non vieni a vendere più birra! E glielo devi fare sapere, ci vai ... gli devi andare a dire come ti dico io, vai a vendergliela al paese suo, qua basta!'". 

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