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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mafia

"Minacce e soldi per fare ritrattare le accuse al boss", due rinvii a giudizio

La procura contesta l'intralcio alla giustizia con metodo mafioso: il collaborante Antonino Mangione e la moglie sarebbero stati intimoriti per ritirare le denunce che tiravano in ballo il capomafia Antonio Massimino

Rinviati a giudizio con l'accusa di intralcio alla giustizia con metodo mafioso. "Ascolta, Antonio Massimino è mio fratello. Devi andare subito a ritirare la denuncia e devi fare uscire la notizia sul giornale che ti sei inventato tutto e che sei pazzo". 

Il collaborante Antonino Mangione e la moglie, con queste parole, oltre che con minacce e con l'offerta di 5.000 euro, sarebbero stati invitati a ritrattare le accuse di abusi sessuali (poi escluse al processo dal giudice) nei confronti del boss Antonio Massimino, figura chiave della maxi inchiesta Kerkent.

Due uomini, ritenuti vicini al boss di Villaseta, finiscono a processo. Si tratta di Giuseppe Gallo, 51 anni e Vincenzo Mendola, 50 anni. Il gup di Palermo, Elisabetta Stampacchia, accogliendo la richiesta del pubblico ministero della Dda Claudio Camilleri, ha disposto l'approfondimento dibattimentale.

I due imputati, che hanno nominato come difensori gli avvocati Daniela Posante e Salvatore Pennica, non hanno, infatti, chiesto riti alternativi. La prima udienza, davanti ai giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, è in programma l'11 maggio.

Massimino, già imputato di associazione mafiosa e traffico di droga, era stato accusato di violenza sessuale nei confronti della moglie del collaborante. Abusi commessi per una sorta di rappresaglia decisa in seguito a una truffa che Mangione avrebbe realizzato ai danni di un commerciante ritenuto vicino al boss. Accuse, nate dalle denunce della coppia, che, al processo, si sono rivelate peraltro insussistenti.

Il 23 marzo del 2019, alcune settimane dopo il blitz, Gallo e Mendola avrebbero fatto irruzione in casa di Mangione e l'avrebbero minacciato dopo averlo strattonato. "Ora ci sono io e a te e ai tuoi figli nessuno vi farà niente se vai a ritrattare tutto. Per te ci sono anche 5.000 euro, puoi pure andarmi a denunciare. Io non ho paura di nessuno".
Poi avrebbero ribadito la minaccia alla moglie di Mangione: "Convincilo a tuo marito, per te e per la tua famiglia e per quello che sta dentro. Così nessuno vi toccherà". 

Mangione e la moglie, invece, hanno denunciato tutto ed è stata avviata un’indagine approdata, adesso, in aula per il processo.
 

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