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Messina Denaro e il rapporto con la figlia della maestra arrestata: "E' come me, ha dato un senso alla mia vita”

Per Martina Gentile la Procura aveva chiesto l'arresto, ritenendo che sia stata una sorta di vedetta e che avrebbe coperto assieme alla madre Laura Bonafede la latitanza del boss. Di lei, a differenza della figlia naturale, il capomafia parlava con orgoglio: "Mi somiglia perché è cresciuta con me, mi ha dato amore..."

"Il ho cresciuto una figlia che non è mia figlia biologica, ma per me è una figlia e mi ha dato l'amore di una figlia". Così Matteo Messina Denaro parlava di Martina Gentile, la figlia di Laura Bonafede, l'insegnante arrestata ieri
mattina perché avrebbe coperto per anni la latitanza del mafioso. "Ha molto di me perché l'ho insegnata io, se vedessi il suo comportamento ti sembrerei io al femminile", aggiungeva l'ex superlatitante in un pizzino inviato a una delle sorelle. E mentre il boss considerava la sua figlia naturale, Lorenza, come "una degenerata", in quanto non aveva mai voluto avere a che fare con lui, di Martina Gentile - alias "Tania", "Lupetta" o "Cromatina" - era invece "orgoglioso".

"Era una vedetta del boss"

Per il procuratore Maurizio De Lucia, l'aggiunto Paolo Guido e il sostituto Gianluca De Leo, che coordinano l'inchiesta del Ros dei carabinieri, Gentile, cresciuta con Messina Denaro, col quale avrebbe trascorso diversi anni, sarebbe stata una specie di "vedetta" che, fornendo informazioni al capomafia, soprattutto attraverso pizzini, gli avrebbe consentito di schivare pericoli e, dunque, di proseguire la sua trentennale latitanza. Per questo i pm avevano chiesto l'arresto dell'indagata. Un'istanza che è stata rigettata dal gip Alfredo Montalto, però, perché mancherebbero gli elementi a sostegno delle accuse, anche se Gentile "ha sviluppato un affetto quasi filiare nei confronti di Messina Denaro, affetto peraltro intensamente contraccambiato", scrive il giudice.

La maestra e il boss, la storia nata nel '96 tra pizzini e incontri nel "tugurio"

L'incontro e la lettera: "Carissimo adorato..."

A dicembre scorso Gentile avrebbe incontrato l'ex superlatitante a Campobello di Mazara e gli avrebbe poi scritto una lettera: "Carissimo adorato, che immensa gioia poterti abbracciare, è stato bellissimo, mi sono sentita protetta, importante, felice non so spiegarti, ma poi è stato ancora più bello perché inaspettato. Non sapevo cosa fare, cosa dirti prima ti avrei voluto dire di darmi un passaggio e ti fermavi a mangiare a casa... Utopia! Incredibile come ci hanno tolto tutto. Quando hai tentato la fortuna pensando di diventare ricco, ti ho visto, ho visto tutta la scena, il proprietario è uscito e ha guardato dove andavi e più sopra si sono fermati di parlare e si sono girati a guardarti ma poi tu hai cambiato verso e loro si sono rigirati subito a parlare, secondo me il primo ha pensato che eri lì per controllarlo, ho l'impressione che spaccia tra i suoi amici, i secondi erano incuriositi nel vedere una persona così elegante e ben vestita, chi va vestito così con il tuo portamento? Portamento non mi piace lo usava Merlona, ma il senso è questo". Proprio dalla seconda parte del messaggio, in cui Martina Gentile "ha segnalato - scrivono i pm - tutti i dettagli che potevano essere utili per evidenziare o escludere situazioni di pericolo" al boss, emergerebbe il suo ruolo di vedetta.

Nei pizzini la filosofia di Messina Denaro e il rapporto con la figlia "degenerata"

Il padre all'ergastolo e l'aiuto al latitante

La giovane scriveva poi: "Hai visto mini cugino (suo figlio, ndr) ma lui neanche ti ha guardato, che scemo non capisce cosa si è perso (...) Ogni volta non vedo l'ora di partire, quelle poche ore passate insieme mi fanno sentire una famiglia quasi normale, poi si ritorna alla solita vita". L'ultimo passaggio è un riferimento ai viaggi compiuti per andare a trovare il padre, Salvatore Gentile, rinchiuso in carcere a scontare l'ergastolo. Una pena rimediata proprio per aver eseguito gli ordini di Messina Denaro in relazione all'uccisione di due uomini negli anni Novanta. Per i pm anche l'uso di termini criptici, come "mini cugino", dimostrerebbe come Gentile fosse ben a conoscenza delle dinamiche legate alla latitanza del boss. In un altro passaggio l'indagata scriveva: "Ho messo le luci nei giorni che non dovevo esserci" e questo, secondo la Procura, sarebbe un riferimento alle luci di Natale davanti alla sua abitazione per segnalare al capomafia la sua presenza o assenza da Campobello.

Gli incontri al supermercato e i pizzini della maestra gelosa

"Se posso fare qualcosa per te..."

Gentile chiudeva una delle lettere con la frase: "Se posso fare qualcosa per te, tua Tania". Un'espressione che per il gip metterebbe in evidenza che l'indagata non avrebbe avuto un incarico particolare, altrimenti non si sarebbe offerta di fare qualcosa per l'allora latitante. C'è poi un passaggio che gli inquirenti definiscono "inquietante". Laura Bonafede raccontava a Messina Denaro che la figlia le aveva riferito del loro incontro dicendo "mi ha raccontato l'incontro ed alla fine mi ha scritto". Segno che, dice la Procura, quando si sarebbe trattato del boss, le due donne, pur vivendo nello stesso palazzo, avrebbero comunicato attraverso pizzini, per non essere intercettate.

"E' come una figlia, ha dato un senso alla mia vita"

In un pizzino del 21 aprile dell'anno scorso era Messina Denaro a spiegare chiaramente il suo rapporto con Martina Gentile: "Io ho cresciuto una figlia che non è mia figlia biologica, ma per me è mia figlia e mi ha dato l'amore di una figlia, mi ha voluto bene e mi vuole bene, ha molto di me perché l'ho insegnata io, se vedessi il suo comportamento ti sembrerei io al femminile. E' la ragazza che diceva 'Il sole'. Che voglio dire? Che non sono stato solo e che sciacqualattuga non significa più niente per me". In un altro messaggio diceva ancora: "Ti confido: a me vedi che non è mancato l'amore e l'affetto di una figlia pur non essendo mia figlia, è cresciuta con me, per tanti anni siamo stati assieme tutti i giorni, ha dato senso alla mia vita solitaria, ha molto di me, forse anche troppo, ha il mio carattere perché gliel'ho insegnato io, per lei era predisposta. Oggi è una persona matura, non ci vediamo più perché il destino ha voluto così ma è rimasta molto attaccata a me, quando si può mi scrive. Credo di essere stato fortunato ad averla avuta e ne sono orgoglioso di come è cresciuta anche per merito mio, so che un giorno la conoscerai. Si chiama Cromatina".

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