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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mafia Sambuca di Sicilia

Mafia, il racconto del pentito Bucceri: "Volevano uccidermi perchè avevo l'amante, intervenne Sutera"

L'ex capomafia di Menfi racconta: "Il professore mi chiese più volte spiegazioni, secondo me non mi credette"

Leo Sutera era un boss di altri tempi. Uno di quelli che ancora ci teneva al rispetto di certi principi. E così, la mafia tollera omicidi, estorsioni e soppressioni di cadaveri ma non relazioni extraconiugali. Molto peggio se l’amante è la moglie di un altro associato. Per questo Vito Bucceri, bracciante agricolo a capo, per un buon periodo, della famiglia di Menfi, rischiò di essere ucciso per avere intrattenuto una relazione molto pericolosa.
A raccontarlo è lo stesso Bucceri che, nel 2016, dopo l’arresto, ha deciso di collaborare con la giustizia. I verbali con le sue rivelazioni sono finiti anche nella nuova ordinanza di arresto a carico di Sutera che, dal 2015, un anno dopo essere tornato libero lasciandosi alle spalle la condanna (non definitiva) dell’operazione “Nuova Cupola”, avrebbe ripreso a gestire gli affari del clan. 

Bucceri racconta la sua disavventura. La relazione extraconiugale, per poco, non gli costò la vita. “Mi volevano uccidere per questa situazione, - racconta - perchè si dice che in queste occasioni un uomo d’onore non può toccare la moglie diciamo di un altro. Ognuno per come le sa… Che so io, sapevo che sentivo dire che quando uno è in carcere.. uno è in carcere diciamo che la moglie di quello che è in carcere si rispetta ma qua queste cose non c’erano.. eravamo tutti fuori perciò loro sono arrivati a queste conclusioni proprio anche per questioni di puntiglio io e sono arrivati..”. Sutera, da boss carismatico, si interessa della questione.

“Leo Sutera – ha aggiunto Bucceri – è venuto per constatare se era vero o se non era vero”. Bucceri lo spiega chiaramente: “La regola non scritta dell’organizzazione mafiosa vuole che non si devono avere rapporti sentimentali con le donne di altri mafiosi. Il mio reintegro a capo della famiglia di Menfi poteva essere deciso solo da Leo Sutera e Pietro Campo, specialmente da Sutera. Chi decide sono sempre Campo e Sutera. Quest'ultimo è il capo mandamento ed ha riferimenti in ogni paese”. 
Un altro vecchio boss che si sente in dovere di risolvere la questione è lo stesso Campo. La sensazione di Bucceri è che Sutera abbia fatto finta di credere alle sue giustificazioni per evitare il peggio e, in definitiva, per salvargli la vita. Su Campo è ancora più deciso e gli attribuisce un ruolo decisivo di “protezione”. 
 

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