Racket mafioso a costruttori, la difesa: "Macchè, solo richieste personali"
Il legale di Liborio Militello, presunto braccio destro del boss Antonio Massimino, replica al pg: "Una frase senza alcun seguito"
"Nessuna minaccia, nessuna richiesta. Non siamo al tentativo ma forse neppure all'idea di fare un'estorsione". L'avvocato Giovanni Castronovo, difensore del cinquantatreenne Liborio Militello, accusato di due tentativi di estorsione mafiosa ai danni degli imprenditori Ettore e Sergio Li Causi, padre e figlio, ha replicato così in aula alle richieste del sostituto pg Emanuele Ravaglioli che
aveva chiesto la condanna a 5 anni di reclusione.
Sei anni, invece, era stata la proposta per il boss Antonio Massimino. Militello è accusato di avere chiesto il pizzo ai costruttori come “messa a posto” per il fabbricato in via Mazzini che stavano realizzando. Il presunto braccio destro del boss, il 16 ottobre del 2015, sarebbe andato negli uffici dell’imprenditore e del figlio per avvisarli che bisognava fare “un regalino come tutte le persone che lavorano” con la minaccia che lo mandavano “quelli di Agrigento”. "Poco prima - ha replicato il legale - gli aveva chiesto se avessero bisogno di un piastrellista mettendosi a disposizione e poi avrebbe pronunciato questa frase senza dare seguito a niente”.
Un'altra ipotesi contestata è quella di avere chiesto ai Li Causi, con toni minacciosi, di saldare un debito di 85 mila euro con Salvatore Gambino, titolare di un'impresa che si occupa di impianti elettrici. "È stato solo un tentativo amichevole di risolvere la questione", - ha replicato il legale. La Corte di appello ha rinviato il processo al 7 gennaio per l'arringa dell'avvocato Salvatore Pennica, difensore di Massimino.