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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mafia

Mafia, Quaranta conferma le accuse: "Vizzì raccoglieva le estorsioni"

Il pentito è stato ascoltato al processo scaturito dall'inchiesta "Montagna": per la difesa la sua versione è contraddittoria

Il collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta conferma le accuse nei confronti degli imputati Antonino Vizzì e Vincenzo Cipolla ma secondo la difesa, che ne ha sollecitato e ottenuto la sua audizione nel troncone abbreviato del processo, la versione del collaboratore di giustizia mostra incongruenze e contraddizioni. Il 21 gennaio, intanto, inizierà la requisitoria dei pubblici ministeri per i 52 imputati del troncone abbreviato della maxi inchiesta Montagna che il 22 gennaio dell’anno scorso fece scattare la retata contro i nuovi presunti affiliati mafiosi della provincia di Agrigento.

"Fece affari con i boss", a giudizio ex sindaco

Il gup di Palermo, Marco Gaeta, all’udienza precedente, contestualmente al rinvio a giudizio di sei imputati, fra cui l'ex sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, accusato di avere stretto accordi col boss del paese, ha ammesso la richiesta dell'avvocato Giovanni Castronovo di sentire il collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, imputato nel processo e pentitosi dopo l'arresto, che era stata formulata come condizione per l'ammissione al giudizio abbreviato degli imputati Antonino Vizzì e Vincenzo Cipolla. Ieri, al carcere Pagliarelli, il collaboratore ha deposto in videocollegamento. “Ho conosciuto Vizzì nel 2013, me lo ha presentato Francesco Fragapane che all'epoca era capo del mandamento. Il reggente di Raffadali - ha aggiunto Quaranta - era Totò Iacono Manno e Vizzì era il suo braccio destro.

Definitive quattro ordinanze in carcere

Era andato a riscuotere i soldi di due estorsioni alla gelateria Le Cuspidi e al distributore di benzina Q8 di Cuffaro”. Per la difesa, le frasi di Quaranta sono contraddittorie rispetto alle precedenti dichiarazioni secondo cui la conoscenza di Vizzì sarebbe stata molto più datata nel tempo. “Conosco Cipolla - ha aggiunto il pentito con riferimento all’altro imputato – perché dopo la scarcerazione nell’operazione Nuova Cupola era in difficoltà economiche in seguito all’arresto e chiese di lavorare con le forniture edili. Il boss del paese Giuseppe Nugara mi disse che era mafioso”. 

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