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"Nessun patto con i boss, l'ex sindaco Sabella va assolto": ultime arringhe prima del verdetto

Il processo scaturito dall'operazione "Montagna" è arrivato agli sgoccioli. Dopo l'intervento dell'avvocato Antonino Mormino, che ha sollecitato l'assoluzione dell'ex sindaco Santo Sabella, i giudici hanno rinviato per le repliche e la sentenza

"Nessun rapporto con i boss, nessun accordo politico-mafioso dietro l'elezione di Santo Sabella a sindaco di San Biagio, nel 2014".

Con l'arringa dell'avvocato Antonino Mormino - la terza "puntata" dopo le due del collega Antonino Gaziano nell'interesse dell'ex sindaco Santo Sabella - il processo scaturito dall'inchiesta "Montagna", che ha stretto il cerchio su un nuovo mandamento mafioso agrigentino e fatto luce su un traffico di droga collegato al clan e su alcune dinamiche mafiose, si avvia all'epilogo.

I giudici della prima sezione penale, presieduta da Alfonso Malato, hanno disposto un rinvio al 13 dicembre per le repliche delle parti e la sentenza.

Alla richiesta del pm della Dda Alessia Sinatra, che ha proposto la condanna a 12 anni di reclusione per l'ex sindaco, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, hanno replicato i difensori di Sabella, finito in carcere il 22 gennaio del 2018 e tornato libero dopo due anni. 

Secondo il magistrato della Dda, Santo Sabella, nel 2014, fu eletto grazie ad un accordo col capomafia che organizzò tutto nei dettagli avendone in cambio la gestione di affari e appalti per uomini a lui vicini. "Sabella - ha replicato la difesa nel corso del suo intervento articolato in tre udienze - aveva solo rapporti cordiali con Nugara, suo compagno di scuola per otto anni e compaesano. Non si sono mai frequentati e non hanno stretto alcun accordo".

I legali hanno contestato la consapevolezza, da parte di Sabella, della caratura mafiosa del suo interlocutore. "È stato arrestato da incensurato, fino al 2014 aveva persino il porto d'armi. Di conseguenza era stato rivoltato dalla Questura insieme a tutta la sua famiglia e non è stata trovata alcuna ombra". 

Il pm aveva chiesto pure la condanna per altri 5 imputati: Domenico Lombardo, 29 anni, di Favara (8 anni), Salvatore Montalbano, 28 anni, di Favara (18 anni), Calogero Principato, 30 anni, di Favara (16 anni), Giuseppe Scavetto, 51 anni, di Casteltermini (16 anni) e Antonio Scorsone, 55 anni di Favara (5 anni). Scavetto, secondo il pm, è organico alla famiglia mafiosa di Casteltermini.

Scorsone, invece, si sarebbe fatto intestare una società, in realtà di proprietà del mafioso (oggi pentito) Giuseppe Quaranta, per sottrarla al sequestro mentre gli altri imputati sono finiti a processo nel segmento di indagini legato alla droga.

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