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Mafia

"Concorso esterno in associazione mafiosa", annullata condanna per Anna Messina

La Cassazione ordina un nuovo processo per ridiscutere la pena di cinque anni inflitta alla donna, accusata di avere smistato messaggi e direttive per conto del fratello latitante

L’indagine a suo carico, che il 6 febbraio del 2014 l’ha fatta finire agli arresti domiciliari, mentre undici mesi esatti più tardi è arrivata la sentenza di primo grado, scaturisce dall’arresto del fratello Gerlandino. Le teste di cuoio dei carabinieri lo hanno catturato in una palazzina di Favara ponendo fine alla sua latitanza iniziata nel 1999, quando scattò la maxi operazione Akragas che poi si concluse con la sua condanna all’ergastolo per associazione mafiosa e omicidio. Il ritrovamento, nell’ultimo covo, di numerosi pizzini contenenti messaggi e direttive sulla gestione di appalti e sull’imposizione del pizzo ha confermato l’ipotesi degli inquirenti di trovarsi di fronte a un boss pienamente operativo che da qualche mese aveva completato la sua scalata al vertice diventando capo di Cosa Nostra provinciale.

Ordini e direttive che sarebbero stati veicolati, sostiene l’accusa, dalla sorella Anna riconosciuta colpevole, in primo grado e in appello, di concorso esterno in associazione mafiosa. La Cassazione, adesso, rimette tutto in discussione ordinando un nuovo processo di appello per valutare integralmente la sua posizione. 

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