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Mafia Camastra

Il racket dei funerali, vittima in aula: "Costretto dal boss a pagare percentuale"

Primo teste al processo di appello scaturito dall'operazione "Vultur", la difesa "taglia" la propria lista

La difesa rinuncia all'audizione in aula, al processo di appello, di una delle tre presunte vittime di estorsione. Il procedimento è quello scaturito dall'inchiesta antimafia “Vultur” che ha fatto luce sui presunti componenti delle famiglie di Camastra e Canicattì. I difensori (gli avvocati Angela Porcello, Santo Lucia, Raffaele Bonsignore, Giuseppe Barba, Antonino Reina, Vincenzo Domenico D’Ascola e Lillo Fiorello) avevano chiesto di sentire gli imprenditori Vincenzo De Marco, Irene Casuccio e Bruno Forti, presunte vittime di estorsione da parte di alcuni degli imputati.

La loro audizione è in programma oggima è stato ascoltato il solo De Marco che ha ribadito di essere stato costretto a pagare il pizzo al boss Rosario Meli per ognuno dei funerali che aveva organizzato con la sua agenzia. 

I giudici del tribunale di Agrigento, in primo grado, il 22 novembre del 2018, hanno inflitto 17 anni e 6 mesi di reclusione a Rosario Meli, 70 anni, ritenuto il capo della famiglia di Camastra; 14 anni e 6 mesi al figlio Vincenzo, accusato di avere gestito gli affari della famiglia di Cosa Nostra in paese e 13 anni e 6 mesi al tabaccaio di Camastra Calogero Piombo, 67 anni, ritenuto il "cassiere" della cosca. Ventidue anni, in continuazione con altre due condanne precedenti, sono stati inflitti a Calogero Di Caro, 72 anni, vecchio boss di Canicattì, tornato in attività - sostiene l’accusa - dopo avere scontato una precedente condanna. I difensori hanno impugnato la sentenza che, adesso, sarà ridiscussa. Fra le accuse contestate a Rosario Meli, in concorso con i figli Vincenzo e Giuseppe (la cui posizione è stata separata) e Piombo, quella di avere estorto denaro ai titolari di un’agenzia di onoranze funebri di cui sarebbero stati, in passato, soci di fatto. I Meli, in sostanza, avrebbero preteso una tangente per ogni funerale svolto con la propria attività dai coniugi De Marco-Casuccio e dal socio Forti. Questa mattina è stato sentito il primo che, secondo la difesa, avrebbe reso delle dichiarazioni contraddittorie nel corso delle varie fasi del procedimento. 

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