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Giovedì, 18 Aprile 2024
Mafia

Il boss e il nipote presi con un arsenale, la difesa: "Videoriprese inutilizzabili"

Antonio e Gerlando Massimino sono stati arrestati dopo la scoperta di numerose armi e munizioni nascoste in un terreno, da tempo l'ex capomafia era sotto controllo

“Le videoriprese sono state eseguite nell'ambito di un altro procedimento e, con queste modalità, non sono utilizzabili”: l’avvocato Salvatore Pennica, difensore del boss Antonio Massimino, 50 anni, tornato libero solo da un paio di anni dopo avere scontato la seconda condanna per mafia rimediata nell'operazione "San Calogero", e del nipote Gerlando, 26 anni, arrestati il 6 febbraio dopo che i carabinieri hanno trovato un piccolo arsenale nella villa del boss, ha chiesto ieri, al tribunale del riesame, l’annullamento del provvedimento.

"Nascondevano penne-pistola e una 7,65", arrestati Massimino e il nipote

Per il nipote, in particolare, è stata sottolineata “l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza”. I giudici decideranno nelle prossime ore se confermare o meno l’ordinanza cautelare in carcere emessa dal gip Francesco Provenzano su richiesta del pubblico ministero Gloria Andreoli.

Il loro arresto era scattato al termine di un’operazione dalle origini datate, visto che dagli atti emerge che l’abitazione nei pressi del Villaggio Mosè dove abitava Massimino era controllata a distanza con una telecamera da tre mesi. I militari, che poco prima li avevano filmati, insieme a una terza persona non identificata, mentre occultavano le armi, hanno trovato, in un terreno esterno poco distante l’ingresso, una semiautomatica, calibro 7,65, con matricola totalmente abrasa e caricatore, con sei cartucce, due «penne-pistola» calibro 6,35, circa 200 cartucce e un rilevatore di presenze. 

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