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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mafia Licata

"Cessione di terreno a saldo di un debito di droga", il blitz "Xydi" fa slittare verdetto

Nell'operazione sono finiti in carcere uno degli imputati - il 50enne Antonino Chiazza - e l'avvocato Angela Porcello: secondo gli inquirenti, peraltro, avrebbe cercato di danneggiare il clan

L'arresto di uno degli imputati fa slittare la conclusione del processo su una presunta estorsione, consistita nella cessione di un terreno, a saldo di un debito di droga il cui ammontare sarebbe stato nettamente inferiore. La vicenda si incrocia, in parte, con l'inchiesta "Xydi" che il 2 febbraio ha fatto scattare 23 fermi nei confronti dei presunti componenti del mandamento mafioso che sarebbero stati legati al boss Matteo Messina Denaro.

Nelle scorse settimane il pubblico ministero Gloria Andreoli aveva chiesto quattro condanne a pene comprese fra i due anni e quattro mesi di reclusione e i sei anni. Gli imputati sono Antonino Chiazza, 50 anni, di Palma di Montechiaro; Michele Amato, 45 anni, di Canicattì; Antonio Chiazza, 34 anni, di Palma di Montechiaro e Giuseppe Triglia, 36 anni, di Canicattì. Il magistrato della Procura, a conclusione della requisitoria, ha chiesto 6 anni di reclusione e 40.000 euro di multa per Amato, 4 anni e 30.000 euro di multa per Chiazza di 50 anni, 2 anni e 4 mesi e 2.000 euro di multa per Chiazza di 34 anni e 3 anni e 8 mesi e 14.000 euro di multa per Triglia. 

Le pene proposte sono ridotte di un terzo per effetto del giudizio abbreviato. Il più grande dei Chiazza e Amato, il 19 febbraio del 2019, furono arrestati, con l'accusa di tentata estorsione, perché avrebbero preteso la cessione gratuita di un terreno di 12 mila euro per compensare un debito di appena un sesto del valore. I due imputati, secondo quanto ha ricostruito anche il pubblico ministero Gloria Andreoli durante la requisitoria, avevano ceduto varie dosi di cocaina a un licatese di 49 anni che aveva accumulato un debito di circa 2 mila euro.

Per saldarlo, Chiazza e Amato avrebbero preteso la cessione del terreno che si trovava a Camastra. Entrambi sono da tempo accusati di tentata estorsione e spaccio di droga. La presunta vittima, secondo la ricostruzione dell’episodio, aveva acquistato a credito varie dosi di cocaina, per un valore complessivo di circa 2.000 euro. Non era, però, riuscito a pagare il debito contratto con i suoi fornitori e temeva ritorsioni anche in considerazione dello spessore criminale dei suoi interlocutori.

Chiazza, quasi omonimo del cugino arrestato, avrebbe concorso con i due imputati principali nel tentativo di estorsione facendo pressioni indebite al debitore che sarebbe andato a trovare più volte in casa o contattandolo al telefono.

Il processo, in corso davanti al gup Stefano Zammuto, ha alcuni aspetti in comune con la recente indagine dove, oltre al 50enne Chiazza è finita in carcere pure l'avvocato Angela Porcello, accusata di avere avuto un ruolo di primo piano nella famiglia mafiosa. La professionista, secondo quanto ha accertato l'indagine, avrebbe cercato di danneggiare il clan stiddaro dei Chiazza, che avrebbe operato nel mercato delle mediazioni agricole con metodi estorsivi. Si torna in aula il 22 marzo.

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