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L'interrogatorio

Maestra e amante del boss Messina Denaro, Laura Bonafede resta in silenzio davanti al gip

L'insegnante di Campobello di Mazara, arrestata nei giorni scorsi con l'accusa di aver favorito almeno parte della latitanza del mafioso, ha deciso di non rispondere all'interrogatorio di garanzia

Ha optato per la strada del silenzio, ritenendo di non dovere rispondere alle domande del gip. Si è concluso in poco tempo l'interrogatorio di Laura Bonafede, la maestra di Campobello di Mazara arrestata nei giorni scorsi con l'accusa di favoreggiamento nei confronti del boss Matteo Messina Denaro per aver avuto un ruolo attivo nella sua trentennale latitanza.

L'insegnante, indagata insieme alla figlia (per la quale però non è stata prevista alcuna misura cautelare), davanti al giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Secondo la Procura la maestra, sospesa dal Ministero a tempo indeterminato, avrebbe fatto parte della rete di fiancheggiatori del capomafia.

L'indagata, anzi, sarebbe stata "uno dei perni intorno al quale ha ruotato l'intero periodo di clandestinità" e per molti anni avrebbe addirittura condiviso la latitanza con il boss tanto da "diventare una famiglia". Laura Bonafede avrebbe conosciuto il mafioso sin dal 1996, un incontro così importante nella sua vita da ricordarlo lei stessa in uno dei tanti pizzini: "Ho chiesto di venirvi a trovare e mi è stato concesso...", aveva scritto.

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