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Martedì, 19 Marzo 2024
Mafia San Biagio Platani

Inchiesta antimafia "Montagna": Sabella, Nugara e Fragapane restano in carcere

Il tribunale del riesame, invece, annulla gli arresti dei presunti affiliati Roberto Lampasona e Raffaele La Rosa e del favarese Marco Veldhuis

L'ormai ex sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, dimessosi il giorno prima dell'udienza al tribunale del riesame, e il presunto boss del paese Giuseppe Nugara, con cui avrebbe stretto un patto elettorale in occasione delle elezioni amministrative del 2014, restano in carcere. Stessa decisione per il trentottenne di Santa Elisabetta, Francesco Fragapane, aspirante capo provinciale di Cosa Nostra e principale punto di riferimento nel territorio. 

I giudici del tribunale della libertà, al quale si erano rivolti i difensori, gli avvocati Antonino Gaziano, Vincenza Gaziano, Domenico Testasecca, Salvatore Manganello e Francesco Carrubba, hanno confermato il provvedimento restrittivo.

Sabella è accusato di avere concordato con Nugara, capomafia del paese, le candidature in vista del voto alle amministrative. Il patto prevedeva uno scambio di favori in cambio di voti. Circostanza che Sabella ha smentito parlando di "normali contatti elettorali in un paese di tremila anime". 

I giudici del riesame, al contrario, hanno annullato l'arresto, rimettendoli in libertà, di Roberto Lampasona, 40 anni, presunto affiliato di Santa Elisabetta, e di Raffaele La Rosa, 59 anni, ritenuto componente della famiglia mafiosa di San Biagio Platani. I difensori (gli avvocati Salvatore Manganello, Antonino Gaziano e Vincenza Gaziano), venerdì, durante l'udienza al tribunale del riesame, hanno chiesto la scarcerazione insistendo sulla tesi della mancanza dei gravi indizi.

Torna libero anche il favarese  Marco Veldhuis, 20 anni, coinvolto anche lui nella maxi inchiesta "Montagna" e ritenuto il componente di un'associazione finalizzata al traffico di droga. 

Il tribunale, in questo specifico caso, ha accolto l’eccezione difensiva dell’avvocato Giuseppe Barba secondo cui il giovane all’epoca dei fatti in contestazione, "seppur trattandosi di un reato permanente, quale quello associativo, era minorenne e non rientra nei casi di connessione".

Il riesame, quindi, ha dichiarato la nullità dell’ordinanza di custodia cautelare per incompetenza per materia e lo ha rimesso in libertà.

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