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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Operazione Mosaico / Favara

"Ero il boss di Favara ma ho cambiato vita per me e la mia famiglia": il pentito Quaranta inizia a deporre al processo sulla faida italo-belga

Il collaboratore di giustizia racconta: "Conosco Maurizio Di Stefano, aveva il suo gruppo operativo. Calogero Bellavia curava la latitanza di Gerlandino Messina". Stop all'audizione che continuerà in presenza ma in trasferta per motivi di sicurezza

"Ero il boss di Favara e rappresentavo la famiglia Fragapane davanti alla commissione palermitana. Poi sono stato posato perchè Francesco Fragapane si lamentava che non arrivavano i soldi della droga, mi sono fatto da parte perchè era molto pericoloso insistere. Avrei potuto essere ucciso". 

Giubbino giallo con doppio cappuccio, appare di spalle da un sito riservato - una saletta che sembra più un tribunale che un carcere - e racconta la sua storia in Cosa nostra prima della scelta di collaborare con la giustizia. "Tre settimane dopo l'arresto ho scelto di fare questo passaggio per dare una vita diversa ai miei familiari e a me stesso".

Il pentito Giuseppe Quaranta ha deposto al processo scaturito dall'operazione "Mosaico" che ha sgominato una guerra fra due clan, dediti a traffici di armi e droga, sfociata in cinque omicidi e almeno una dozzina di tentati omicidi fra Favara e il Belgio. 

Quaranta, davanti alla Corte di assise, presieduta da Alfonso Malato, inizia a parlare di alcuni personaggi coinvolti nell'inchiesta. "Conosco Maurizio Di Stefano - dice rispondendo al pubblico ministero Alessia Sinatra -, aveva il suo gruppo operativo sul territorio. Non avevamo rapporti quotidiani ma lo conosco bene".

Il pentito, inoltre, ricostruisce la figura di Carmelo Bellavia, ucciso il 25 gennaio del 2015 dopo una condanna (non ancora definitiva) per favoreggiamento del capomafia Gerlandino Messina. "Aveva gestito la sua latitanza" - ha confermato Quaranta. Sarebbe stato proprio questo l'episodio che ha provocato la sanguinosa guerra fra clan in cerca di vendetta.

L'audizione di Quaranta, tuttavia, termina dopo nemmeno una quarantina di minuti. Il pm, infatti, ha chiesto - con il consenso dei difensori di parte civile Teresa Alba Raguccia e Salvatore Cusumano e del legale dell'imputato Carmelo Vardaro - di rinviare l'udienza perchè la deposizione in videocollegamento non consentiva di far visionare al collaboratore di giustizia gli album fotografici che ritraevano gli imputati. Il presidente della Corte, Alfonso Malato, ha emesso una breve ordinanza con cui accoglie la richiesta di procedere all'audizione in presenza di Quaranta che avverrà, per motivi di sicurezza, in trasferta e sarà organizzata nelle prossime settimane.

Si torna in aula, nel frattempo, il 3 marzo per sentire lo stesso Di Stefano e Carmelo Nicotra: entrambi vittime di un tentato omicidio da parte della banda rivale. L'audizione di Quaranta sarà fissata in seguito. 

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