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Mafia Favara

"Agguato a ristoratore che aveva preso per infame cognato del boss", una condanna e un'assoluzione

Cinque anni e 4 mesi sono stati inflitti, per l'accusa di tentato omicidio, al 34enne Mario Rizzo, mancato collaboratore di giustizia: scagionato il cognato che era stato tirato in ballo da lui prima della ritrattazione. Per il secondo imputato decisa una pena di 1 anno e 10 mesi per armi

Cinque anni e quattro mesi di reclusione per il mancato collaboratore di giustizia Mario Rizzo, 34 anni, di Favara, che si era autoaccusato dell'agguato ai danni del ristoratore Saverio Sacco, di Porto Empedocle, avvenuto il 28 aprile del 2017 a Grace Hollogne, in Belgio, a colpi di pistola.

Assolto dalla stessa accusa il cognato Gerlando Russotto, 31 anni, anche lui di Favara, condannato a 1 anno e 10 mesi per l'accusa di detenzione di armi: a fare scattare gli arresti, il 2 agosto del 2018, era stato lo stesso Rizzo. Il favarese, coinvolto in vicende criminali spicciole, iniziò un lungo e articolato percorso di collaborazione con gli inquirenti. Il primo passaggio fu quello di autoaccusarsi del tentato omicidio in Belgio, tirando in ballo il cognato e l'empedoclino Salvatore Prestia. 

Proprio quest'ultimo, cognato del mafioso Fabrizio Messina, sarebbe stato il mandante dell'agguato - in realtà un avvertimento, secondo il suo racconto, perchè lo avrebbero gambizzato ma non c'era l'intenzione di ucciderlo - in quanto Sacco, secondo la sua iniziale versione, aveva subito una perquisizione della polizia belga e avrebbe raccontato dei suoi sospetti su Prestia, ritenuto l'autore della denuncia. Un affronto per l'empedoclino legato alla storica famiglia mafiosa del rione Cannelle che doveva essere vendicato sparandogli alle gambe.

Rizzo fece anche trovare delle armi in un sottotetto condominiale ritenuto riconducibile a Russotto (difeso dall'avvocato Salvatore Cusumano) che è stato condannato solo per questa imputazione.

Quando il suo inserimento nel programma di protezione fu definitivamente bocciato, per la scarsa consistenza delle sue dichiarazioni, è arrivata la ritrattazione. "Mio cognato non c'entra nulla, mi sono inventato tutto. Ho saputo dell'agguato dallo stesso Sacco che mi disse che era stato Prestia a sparargli". Questo il racconto di Rizzo. "La seconda versione dei fatti è coerente" - aveva sostenuto il difensore, l'avvocato Calogero Lo Giudice.

Due versioni inconciliabili alle quali il gup non ha creduto aderendo, però, quasi integralmente al primo racconto.

Il pubblico ministero Alessandra Russo, trasferita alla Procura di Catania dopo la requisitoria, aveva chiesto 6 anni e 6 mesi per Rizzo e 9 anni e 10 mesi per Russotto, al quale erano contestate una serie di accuse legate alle armi connesse all'agguato. Secondo il magistrato, in sostanza, entrambi avevano partecipato al tentato omicidio insieme a Prestia, giudicato in Belgio.

Il gup Luisa Turco, al termine del processo con rito abbreviato, ha emesso la sentenza.

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