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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mafia Favara

"Non sono gli autori dell'agguato al ristoratore", la difesa replica al pm

I difensori di Mario Rizzo e Gerlando Russotto illustrano le loro arringhe dopo la richiesta di condanna della Procura. La seconda versione del mancato collaborante, secondo i legali, è credibile e riscontrata dagli altri elementi processuali

"I due imputati vanno assolti per non avere commesso il fatto, non sono stati loro a sparare all'indirizzo del ristoratore Saverio Sacco". Gli avvocati Calogero Lo Giudice e Salvatore Cusumano hanno replicato così al pubblico ministero Alessandra Russo che, all'udienza precedente, aveva chiesto la condanna di Mario Rizzo, 34 anni, di Favara, e del cognato Gerlando Russotto, di 3 anni più giovane.

Sei anni e sei mesi è la proposta di pena per il primo nei cui confronti il magistrato della Procura ha chiesto di riconoscergli le attenuanti della collaborazione. Nove anni e 10 mesi per Russotto: entrambi furono arrestati il 3 agosto del 2018 dopo che, in sottotetto condominiale, ritenuto riconducibile allo stesso Russotto, Rizzo aveva fatto trovare delle armi che, a suo dire, erano state usate per l'agguato.

La vicenda scaturisce dalle rivelazioni di Rizzo, aspirante collaboratore di giustizia per qualche mese prima che venisse bocciata, per la scarsa consistenza delle sue rivelazioni, l'ipotesi dell'inserimento nel programma di protezione. "Mi sono inventato tutto - ha detto in un secondo momento -, a partire dalle accuse contro mio cognato Gerlando Russotto". Il pm, però, non crede alla marcia indietro.

L’agguato al ristoratore Saverio Sacco, di Porto Empedocle, è avvenuto il 28 aprile del 2017 a Grace Hollogne, in Belgio, dove gli indagati e la vittima (parte civile con l'assistenza dell'avvocato Salvatore Collura) in quel periodo vivevano. Rizzo aveva detto di avere sparato a Saverio Sacco insieme al cognato e all'empedoclino Salvatore Prestia, quest'ultimo cognato del boss Fabrizio Messina.

Prestia è sotto processo in Belgio. Sarebbe stato lui a organizzare l'agguato perchè Sacco, che nelle settimane precedenti era stato fermato dalla polizia con della droga in casa, lo avrebbe descritto come un "infame" che lo aveva accusato agli investigatori belgi.

"Conosco Sacco perchè andavo sempre a mangiare da lui quando ero in Belgio - aveva detto -, ho saputo che gli avevano sparato da altre persone. Lo avevano ferito a una gamba mentre rientrava a casa". "La seconda versione dei fatti - è stata la replica dei difensori - è del tutto coerente con gli altri riscontri processuali". Il 21 maggio, dopo le eventuali repliche, il gup Luisa Turco emetterà la sentenza. 

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