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Operazione Mosaico / Favara

L'omicidio Bellavia, la reazione dell'altro gruppo di fuoco e le minacce al cronista: il racconto in aula di Minardi

Il dirigente della squadra mobile ha ricostruito le tappe dell'indagine sulla faida fra Favara e il Belgio

Dall'omicidio di Carmelo Bellavia agli altri agguati che hanno insanguinato Favara e il Belgio fino alle denunce di un giornalista che sarebbe stato minacciato dall'imputato per il contenuto di alcuni articoli sulla sua vicenda giudiziaria. Il dirigente della squadra mobile di Agrigento, Giovanni Minardi, ha ricostruito così in aula la lunga indagine che ha fatto scattare l'operazione "Mosaico". 

Di Stefano è sospettato di essere l'autore, nel 2015, del primo omicidio che avrebbe dato origine alla faida in cui lui stesso fu vittima di due tentati omicidi ma gli elementi a suo carico non sono stati ritenuti sufficienti per mandarlo a processo. 

Di Stefano, che ha nominato come difensore l'avvocato Salvatore Cusumano, è imputato di minaccia con metodo mafioso ai danni di un giornalista, ricettazione e favoreggiamento. Fra il 2017 e il 2018, in particolare, avrebbe contattato il cronista telefonandogli su whatsapp e provato a intimorirlo dicendogli che lo sarebbe andato a cercare e doveva smettere di occuparsi delle sue vicende giudiziarie precisando che non aveva paura che registrasse la telefonata o avvisasse le forze dell'ordine.

Le altre ipotesi di reato a suo carico sono di ricettazione e favoreggiamento aggravati. La prima ipotesi si riferisce al ritrovamento di un'auto risultata rubata la notte fra il 23 e il 24 maggio del 2017 nel garage di Favara dove aveva appena subito un attentato insieme a Carmelo Nicotra: un commando gli sparò alcuni colpi di kalashnikov alle spalle e riuscì a salvarsi. 

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