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Martedì, 23 Aprile 2024
Mafia

Estorsioni mafiose, imprenditore in aula: "Non conosco Massimino"

Salvatore Gambino, inizialmente indagato con l'accusa di essere il mandante di un taglieggiamento, smentisce: "Mi sono solo rivolto a dei legali"

“Gli imprenditori Ettore e Sergio Li Causi hanno un debito con me di 85 mila euro, ho fatto loro un decreto ingiuntivo per riscuoterlo ma non mi sono rivolto né ad Antonio Massimino, che non conosco, né ad altri”. L’imprenditore Salvatore Gambino, 46 anni, titolare di un'impresa che si occupa di impianti elettrici, indicato in un primo momento come mandante di un’estorsione prima che l’inchiesta a suo carico venisse archiviata, ha risposto così all’avvocato Salvatore Pennica, difensore del boss quarantanovenne di Villaseta, unico imputato dopo lo stralcio per un problema nella notifica della posizione del presunto braccio destro di Massimino, Liborio Militello, di un anno più grande. Il processo è in corso con rito abbreviato condizionato proprio all’audizione di Gambino.

“Li Causi – ha ricordato Gambino – è animato da astio per questioni maturate in ambito familiare. Non conosco Antonio Massimino – ha detto - nè mi sono mai rivolto a lui. Non conosco neppure Militello. Per riscuotere il credito mi sono rivolto ad alcuni avvocati".

Sono tre le ipotesi di reato contestate, due delle quali peraltro in sede cautelare sono state ritenute insussistenti. Si tratta di tentativi di estorsione, tutti commessi ai danni dei Li Causi che da decenni gestiscono delle imprese edili ad Agrigento. In una viene contestato ai due indagati di avere chiesto il pizzo ai Li Causi che stava realizzando un fabbricato in via Mazzini. Militello sarebbe andato negli uffici dell’imprenditore e del figlio – la circostanza è stata anche documentata dalla squadra mobile che lo seguiva – per avvisarli che bisognava fare “un regalino come tutte le persone che lavorano” con la minaccia che lo mandavano “quelli di Agrigento”. Il fatto sarebbe avvenuto il 16 ottobre di due anni fa e l’imprenditore, convocato per testimoniare, confermò di avere subito una richiesta estorsiva riconoscendo Militello dall'album fotografico. L'estorsore, peraltro, per rafforzare la richiesta minacciosa avrebbe mostrato un pezzo di legno appuntito. Un’altra è contestata al solo Massimino che avrebbe tentato di imporre a Sergio Li Causi l’assunzione di un operaio: l’imprenditore va all'appuntamento, nel bar di fronte al tribunale, con il registratore acceso nascosto sotto la giacca e consegna il nastro agli inquirenti. Una terza ipotesi di tentata estorsione riguarda delle pressioni 

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