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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'operazione antimafia

Il controllo delle slot machines e del mercato dell'uva, i rapporti con la Ndrina calabrese e le intimidazioni: ecco su cosa ha fatto luce l'inchiesta "Condor"

Per gli indagati, il gip ha disposto 5 misure cautelari in carcere, 4 ai domiciliari e un obbligo di dimora. Eseguite anche 23 perquisizioni personali e locali (di cui 3 in carcere)

Cinque in carcere, 4 ai domiciliari e un obbligo di dimora. Queste le misure cautelari disposte dal gip del tribunale di Palermo su richiesta della Dda eseguite, da 120 carabinieri, a carico di indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

Eseguite anche 23 perquisizioni personali e locali (di cui 3 in carcere) nei confronti dei destinatari delle misure. 

Traffico di droga, estorsioni e danneggiamenti con incendio, scatta l'operazione antimafia "Condor": 9 arresti

Le indagini, coordinate dalla Dda di Palermo hanno consentito di acquisire un compendio indiziario sugli assetti mafiosi nel territorio di Favara e quello di Palma di Montechiaro, quest’ultimo caratterizzato – come accertato da sentenze definitive – dalla convivenza della articolazione territoriale di Cosa Nostra e di formazioni criminali denominate "paracchi" sul modello della Stidda. In questo contesto i carabinieri hanno raccolto indizi sul tentativo di uno degli indagati di espandere la propria influenza al di là del territorio palmese, ossia su Favara e sul Villaggio Mosè di Agrigento; sul ruolo di “garante” esercitato dal vertice della famiglia di Palma di Montechiaro a favore di un esponente della Stidda, al cospetto dell’allora reggente del mandamento di Canicattì. 

Raccolti indizi sul controllo delle attività economiche nel territorio di Palma di Montechiaro, con riferimento al settore degli apparecchi da gioco e delle mediazioni per la vendita dell’uva (le cosiddette sensalie); di "messe a posto" a Favara e danneggiamenti a mezzo incendio. 

Raccolti gravi indizi in merito a diversi episodi di spaccio.

A carico di alcuni degli indagati sono stati acquisiti gravi indizi sull’interferenza esercitata da Cosa Nostra sul lucroso settore economico delle transazioni per la vendita di uva e la progressiva ingerenza in questo comparto da parte della Stidda. In tale ambito sono emersi rapporti del vertice della famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro con la ‘Ndrina calabrese dei Barbaro di Platì. L'inchiesta "Condor" ha portato alla luce anche il controllo illecito di una grossa parte del settore imprenditoriale delle slot machines e degli apparecchi da gioco installati nei locali commerciali; nonché le estorsioni in danno di un imprenditore costretto ad astenersi dalla partecipazione ad un’asta giudiziaria finalizzata alla vendita di alcuni terreni; la tentata estorsione in danno di un altro imprenditore operante nel settore della distribuzione e gestione di congegni e apparecchi elettronici; la gestione di un impianto di pesatura dell’uva, i cui proventi sarebbero stati in parte destinati al mantenimento dei detenuti. Ed ancora ricostruita l’estorsione – consistita nell’imposizione dell’assunzione di uno degli stessi indagati – ai danni di un’impresa aggiudicataria di lavori a Ravanusa e l’incendio ai danni del titolare di un’autodemolizione con deposito giudiziario. 

Operazione antimafia "Condor"

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