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Martedì, 19 Marzo 2024
Mafia

"Boss preso mentre tenta di sotterrare un arsenale": condannato il capomafia, assolto il nipote

Antonio Massimino è stato prosciolto da un'accusa di ricettazione e di detenzione di armi ma la pena di 7 anni e 4 mesi non è stata modificata. L'intervento polemico del legale: "I giudici di Agrigento hanno definito la tesi della difesa 'fantasiosa', a Palermo la fantasia ha condotto alla assoluzione. E’ solo una questione di punti di vista e di diritto"

Assolto dall'accusa di ricettazione e per una singola ipotesi di detenzione di armi relativa a due "penne pistola": la pena nei confronti del boss Antonio Massimino, 52 anni, attualmente al 41 bis dopo l'arresto nell'operazione Kerkent, in cui è stato condannato a 20 anni, non è stata, però, ridotta. Prosciolto, invece, "per non avere commesso il fatto", il nipote 27enne Gerlando.

I giudici della Corte di appello hanno riformato, in parte, il verdetto, emesso il 23 gennaio dell'anno scorso, dai giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, che hanno condannato a 7 anni e 4 mesi di reclusione  Antonio Massimino, arrestato il 5 febbraio del 2019 insieme al nipote, dopo essere stati sorpresi a occultare un arsenale davanti all’ingresso della casa di campagna del capomafia, nei pressi del Villaggio Mosè. Quattro anni, 5 mesi e 10 giorni erano stati inflitti al ragazzo, adesso del tutto scagionato.

La difesa, che ha sempre sostenuto l'estraneità alle accuse del 27enne, immortalato nel video insieme allo zio mentre lo aiuta a occultare una sacca all'esterno della sua abitazione, aveva sostenuto che il giovane imputato non sapesse cosa vi fosse all'interno. Il legale dei due imputati, l'avvocato Salvatore Pennica, adesso, polemizza. 

"I giudici di Agrigento hanno definito in sentenza la tesi della difesa 'fantasiosa', a Palermo la fantasia del difensore ha condotto alla assoluzione. E’ solo una questione di punti di vista e di diritto".


Massimino e il nipote sono stati bloccati dai carabinieri dopo avere visionato le immagini della telecamera, puntata sull’abitazione del capomafia, nell’ambito di un altro procedimento di cui non si sa ancora nulla.

La difesa, inoltre, aveva puntato proprio su questo aspetto per chiedere ai giudici di dichiarare inutilizzabile il video.

Per quanto riguarda il nipote, il legale aveva insistito e chiesto l’assoluzione sostenendo che, dal filmato, in cui si vedono i due imputati occultare una sacca chiusa con le armi, “non si evince in maniera chiara il contributo in termini di consapevolezza che avrebbe dato. Potrebbe non sapere neppure cosa vi fosse all’interno”. Il sostituto procuratore generale, Emanuele Ravaglioli, al contrario, aveva chiesto la conferma delle due condanne.

Dentro il sacco, sotterrato e coperto con delle frasche, sono state trovate un’arma da fuoco, una semiautomatica calibro 7,65, con la matricola totalmente abrasa, una pistola con caricatore, completo di sei cartucce, inserito e dunque verosimilmente pronta all’uso; 200 cartucce di vario calibro e infine due penne pistola calibro 6,35, uguali a quelle viste nei film degli "007".

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