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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Mafia

Blitz "Montagna 2", soldi, assunzioni e fornitura di materiale: ecco come funzionava la "messa a posto"

I carabinieri del comando provinciale: "Le nuove indagini hanno consentito di documentare ulteriormente estorsioni, tentate e consumate, ai danni di 7 aziende"

Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta di Favara. Ma anche le denunce degli imprenditori che hanno subito estorsioni o tentativi di estorsione. Fra febbraio e maggio scorsi, i carabinieri del reparto Operativo di Agrigento e i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno eseguito nuove indagini "consentendo di documentare ulteriormente estorsioni, tentate e consumate ai danni di 7 aziende" - hanno ricostruito i carabinieri del comando provinciale - .

Quaranta: "Pullara cercava i covi per Gerlandino Messina"

Nelle pagine dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere - firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo Filippo Serio, ordinanza chiesta dal Pm della Dda Alessia Sinatra, Claudio Camilleri e Geri Ferrara - sono finite, e sono dunque state contestate a vario titolo e in concorso le ipotesi di reato, quattro tentate estorsioni e tre estorsioni consumate. 

Ecco chi sono gli arrestati del blitz "Montagna 2" 

Blitz "Montagna 2", gli arrestati

Estorsione ad un'impresa di Mussomeli

Gli indagati, a vario titolo e in concorso con altri che non sono stati destinatari di quest'ultimo provvedimento del Gip, sono: Raffaele La Rosa, 59 anni, ritenuto appartenente alla famiglia di San Biagio Platani, e Vincenzo Cipolla, 56 anni, ritenuto appartenente alla famiglia di San Biagio Platani. "... al fine di procurarsi un ingiusto profitto, hanno costretto l'amministratore unico ad avvalersi della fornitura del materiale edile da una determinata impresa e ad assumere una persona a titolo di 'messa a posto' per i lavori di riqualificazione urbana di piazza Messina e adiacenze eseguiti a San Biagio Platani. E per convincere l'Ad è stato - secondo quanto viene contestato - dato fuoco ad un bobcat, presente all'interno del cantiere, dell'impresa". 

Tentata estorsione a ditta di Enna

Gli indagati, a vario titolo e in concorso con altri che non sono stati destinatari di quest'ultimo provvedimento del Gip, sono: Vincenzo Cipolla e Raffaele La Rosa. Secondo la Dda avrebbero "compiuto atti idonei a costringere il titolare dell'impresa a impiegare i mezzi di una determinata ditta a titolo di 'messa a posto' per i lavori di realizzazione dell'anfiteatro in contrada Montagna a San Biagio Platani, non riuscendo nell'intento per cause indipendenti dalla loro volontà". Anche in questo caso "è stato incendiato - ricostruisce sempre la Dda - un autocarro Fiat".

Tentata estorsione a impresa di Agrigento 

Gli indagati, a vario titolo e in concorso con altri che non sono stati destinatari di quest'ultimo provvedimento del Gip, sono: Franco D'Ugo, 52 anni, ritenuto appartenente alla famiglia di Palazzo Adriano, e Vincenzo Pellitteri, 66 anni, ritenuto reggente della famiglia di Chiusa Sclafani.  Secondo quanto viene scritto nell'ordinanza del Gip del tribunale di Palermo Filippo Serio "hanno chiesto ad una impresa di Agrigento di corrispondere una somma di denaro non precisata, a titolo di "messa a posto", per i lavori eseguiti a Contessa Entellina, nel Palermitano, per il "Recupero del vecchio centro storico". "Non riuscendo nell'intento - scrivono i magistrati - per cause indipendenti dalla loro volontà".

Tentata estorsione ai danni di una ditta di Mussomeli 

L'indagato, in concorso con altri e a vario titolo, è: Raffaele La Rosa. Secondo l'accusa il presunto gruppo avrebbe "compiuto atti idonei diretti a costringere l'amministratore unico a corrispondere a titolo di 'messa a posto' una somma per i lavori di manutenzione straordinaria e adeguamento alle norme di sicurezza della scuola elementare e materna 'Padre Fedele Tirrito' di San Biagio Platani, non riuscendo per cause indipendenti alla loro volontà". 

Estorsione ai danni di un'impresa di Favara

Gli indagati, a vario titolo e in concorso con altri che non sono stati destinatari di quest'ultimo provvedimento del Gip, sono: Giuseppe Vella, 37 anni, ritenuto appartenente alla famiglia di Favara, e Vincenzo Pellitteri, 66 anni, ritenuto reggente della famiglia di Chiusa Sclafani. Avrebbero "al fine di procurarsi un ingiusto profitto, costretto l'amministratore unico della società ad assumere una persona a titolo di 'messa a posto' per i lavori di ristrutturazione dell'istituto comprensivo statale 'Reina' di Chiusa Sclafani". 

Tentata estorsione ad impresa di Agrigento

L'indagato, in concorso con altri e a vario titolo, è: Giuseppe Vella. "Per aver, in concorso con altri, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, - viene scritto nell'ordinanza del Gip del tribunale di Palermo - compiuto atti idonei a costringere l'amministratore unico a corrispondere una somma di denaro non precisata a titolo di 'messa a posto' per i lavori di completamento delle opere sostitutive per la soppressione del passaggio a livello sulla linea Palermo-Agrigento, in territorio di Cammarata. Non riuscendovi per cause indipendenti dalla loro volontà". 

Estorsione ai danni di una ditta di Gangi

L'indagato, in concorso con altri e a vario titolo, è: Antonino Vizzì, 63 anni, ritenuto reggente della famiglia di Raffadali. Il presunto gruppo avrebbe "al fine di procurarsi un ingiusto profitto, costretto il presidente del consiglio di amministrazione di una società di costruzioni di Gangi a corrispondere la somma di 5 mila euro a titolo di 'messa a posto' per il primo stralcio dei lavori di ampliamento del cimitero comunale di Raffadali". 

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