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Domenica, 1 Ottobre 2023
L'inchiesta "Condor"

"Ti sto dando un ordine ... tu a quell'asta non devi partecipare": il diktat di Chiazza all'imprenditore

Fra intercettazioni e racconti è emerso anche questo dalle pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip del tribunale di Palermo, Filippo Serio, su richiesta della Dda

“.. sentimi bene, io sono Peppe Chiazza  .. ti sto dando un ordine che arriva da Palma di Montechiaro … tu all’asta non devi partecipare .. “. E’ il 15 giugno del 2016 quando ad un imprenditore di Licata, convocato telefonicamente, sarebbe stato rivolto questo “invito” affinché non partecipasse all’asta giudiziaria per comprare dei terreni. E quando il licatese avrebbe fatto presente, replicando, “che a Palma era tutto a posto perché aveva parlato con il vecchio proprietario” si sarebbe sentito controbattere: “Con lui ce la vediamo noi! .. Tu non devi partecipare all’asta! .. A Licata comando io! … Solo io decido chi deve fare un affare a Licata! .. Tu all’asta non devi partecipare!”. Fra intercettazioni e racconti è emerso anche questo dalle pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip del tribunale di Palermo, Filippo Serio, su richiesta della Dda. L’inchiesta “Condor”, all’alba di mercoledì, ha permesso ai carabinieri del nucleo Investigativo di Agrigento e a quelli del Ros di Palermo di eseguire 10 misure cautelari.

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In carcere sono finiti: Nicola Ribisi, 42 anni, disoccupato di Palma; Domenico Lombardo, 30 anni, commerciante di Agrigento; Giuseppe Chiazza, 51 anni, disoccupato di Palma; Giuseppe Sicilia, 44 anni di Favara, già detenuto a Novara e Baldo Carapezza, 27 anni, operaio di Palma; i domiciliari sono stati disposti dal Gip per Ignazio Sicilia, 47 anni, manovale di Favara; Salvatore Galvano, 52 anni, manovale  di Agrigento; Francesco Centineo, 38 anni, disoccupato residente a Palermo; e Giovanni Gibaldi, 35 anni, di Licata. Obbligo di dimora e di presentazione negli uffici di polizia giudiziaria per Luigi Montana, 51 anni, di Ravanusa. L'inchiesta "Condor" ha fatto emergere, fra le altre cose, l’estorsione in danno di un imprenditore costretto ad astenersi da un’asta giudiziaria per la vendita di terreni; la tentata estorsione in danno di un altro imprenditore della distribuzione e gestione di congegni e apparecchi elettronici; la gestione di un impianto di pesatura dell’uva, i cui proventi sarebbero stati in parte destinati al mantenimento dei detenuti.

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“Sussistono gravi indizi di colpevolezza a carico di Giuseppe Chiazza in ordine all’estorsione, posta in essere con metodo mafioso – scrive il gip in merito all’asta giudiziaria per la compravendita di terreni a Licata - . Gli indizi di reità si traggono principalmente dall’intercettazione di una lunga conversazione nella quale lo stesso Giuseppe Chiazza – prosegue il gip – ha raccontato gli sviluppi. Il quadro indiziario è poi completato dalle dichiarazioni della persona offesa. E’ emerso che Giuseppe Chiazza, facendo ricorso alle minacce e al potere di intimidazione derivante dalla sua appartenenza all’associazione mafiosa, ha costretto (omissis) ad astenersi dalla partecipazione ad un’asta giudiziaria finalizzata alla vendita di alcuni terreni. La vicenda – precisa nell’ordinanza sempre il gip – veniva dettagliatamente ricostruita il 5 gennaio 2021 allorquando veniva registrata una conversazione. A fronte del timido tentativo di resistenza da parte di (omissis), Chiazza aveva fatto valere la propria appartenenza all’associazione mafiosa Stiddra che esercitava egemonia sul territorio di Palma di Montechiaro. E l’azione intimidatoria aveva sortito – conclude in merito il giudice – effetto perché (omissis) non si era presentato all’asta per l’aggiudicazione dei terreni”. 

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