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Le indagini

Dall'incontro nell'ovile con Campo fino al litigio fra pm per l'arresto anticipato di Sutera: quel filo che lega l'ex superlatitante con l'Agrigentino

Il boss di Castelvetrano, secondo un'annotazione di servizio riservatissima del Ros, incontrò un pastore molto influente delle cosche mafiose. Nel 2012 l'operazione Nuova Cupola spaccò la Dda sull'opportunità di catturare il capomafia di Sambuca di Sicilia anzichè seguirlo. Di recente l'inchiesta "Xydi" ha accertato i legami col mandamento di Canicattì

Una nota riservatissima del Ros, che questa mattina ha catturato dopo trenta anni l'ex primula rossa della mafia siciliana, risalente a oltre dieci anni fa, rappresenta la traccia più recente della presenza di Matteo Messina Denaro e porta dritto nell'Agrigentino. 

C'è, a tal riguardo, una nota riservatissima relativa ad un incontro del 22 maggio del 2012. Nota che era stata inviata dal Ros al Pm della Dda Claudio Camilleri e che, per anni, restò segreta.

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I carabinieri, che parallelamente alla Squadra mobile che indagava su Pietro Campo e gli altri boss della provincia agrigentina, cercavano Matteo Messina Denaro, sottolineano: "Le microspie poste sul terreno dove si incontrano Campo e Sutera, nonostante le esasperate forme di cautela dei due che per l’intera durata dell’incontro di circa 45 minuti camminano ininterrottamente per la campagna, hanno consentito di intercettare un brano, della durata di circa quattro minuti, nel quale vi sono dei riferimenti inequivocabili alla figura del latitante, con l’aggiunta di particolari che possono essere di grande importanza al fine della sua localizzazione. Ad ogni modo – aggiungono – spicca quale elemento cardine dell’intera manovra investigativa il ruolo di Leo Sutera, vero snodo degli interessi del latitante su scala extraprovinciale, emergendo come esponente apicale di Cosa Nostra agrigentina e confermandosi quale interlocutore privilegiato e di pari livello dell’omologo capo della provincia di Trapani".

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Pietro Campo racconterà di avere incontrato l’ultima primula rossa e di essere rimasto sorpreso perché era stato riconosciuto ma, dal canto suo, non aveva invece compreso di trovarsi di fronte al numero uno di Cosa Nostra. L’incontro è filmato e documentato. Sutera e Campo camminano in aperta campagna. Poi commettono l’errore di fermarsi davanti alla capanna di lamiera dove le microspie registrano una conversazione ritenuta di enorme utilità dagli inquirenti.

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Campo, invitato dal "palermitano" a mangiare un agnello, racconta: "Entro e chi c’è? La faccia era conosciuta, però un po’ asciutto. Mi ha detto “buongiorno” e mi ha dato la mano». Campo prosegue: «Lui fu cornuto che mi ha riconosciuto e io no. La faccia era conoscente, però non ero convinto". Il superlatitante di Castelvetrano, in sostanza, raccomanda di far lavorare una persona nel territorio di loro competenza. Per rafforzare il concetto gli avrebbe anche rappresentato la circostanza di averne già parlato con Leo Sutera. Poi Messina Denaro, secondo gli inquirenti, sarebbe stato appartato da alcuni fiancheggiatori e fatto allontanare.

Il litigio fra pm per la cattura di Leo Sutera nel 2012

Sutera era stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Nuova Cupola” il 14 luglio 2012 e l’operazione portò ad una spaccatura insanabile tra l'allora procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo e l'allora procuratore aggiunto Teresa Principato. Entrambi stavano indagando sul boss agrigentino e proprio nel mese di maggio, gli investigatori ascoltarono una conversazione eloquente: Sutera diceva di aver incontrato Messina Denaro. “L’ho visto, quasi non lo riconoscevo. Fu iddu che mi disse: “Non mi riconosci?”. Era fatto siccu. E cominciò a parlare di appalti”.

L'operazione fu contestata apertamente da Principato secondo cui l'arresto di Sutera avrebbe bloccato un canale investigativo privilegiato che avrebbe portato presto alla cattura di Messina Denaro.

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L'ultima inchiesta "Xydi" sarà forse il primo processo

La leadership Messina Denaro - anche in provincia di Agrigento - era stata, allora, confermata dall'operazione antimafia "Xydi" che ha fatto finire in carcere, con l'accusa di essere la "consigliori" di Cosa Nostra, l'avvocato Angela Porcello, penalista fra le più note del foro di Agrigento, diventata - sostiene l'accusa - un elemento di spicco del nuovo mandamento mafioso di Canicattì di cui il compagno Giancarlo Buggea, tornato libero dopo una condanna a 8 anni per mafia, sarebbe stato il punto di riferimento.

Proprio l'inchiesta "Xydi" - il padrino di Castelvetrano era destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere - oltre a cristallizzare la perdurante posizione apicale, nell’ambito di Cosa Nostra, di Matteo Messina Denaro, ha evidenziato come, punto di riferimento decisionale dell’organizzazione, il super latitante abbia continuato a impartire direttive sugli affari illeciti più rilevanti gestiti dal sodalizio nella provincia di Trapani ed in altri luoghi della Sicilia. 

Potrebbe essere questo il primo processo a carico del padrino di Castelvetrano: il procedimento, come prevede una legge del 2019, era stato sospeso in attesa di "nuove ricerche".

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