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Giovedì, 25 Aprile 2024
Le reazioni

L'arresto di Messina Denaro, il fratello del piccolo Di Matteo: "Nessun perdono, soffra il più a lungo possibile"

Il piccolo Giuseppe, ucciso dopo quasi 3 anni di prigionia, fu sciolto nell'acido: uno dei due fusti che aveva comprato Antonio Di Caro, figlio del capomafia di Canicattì

"Ho letto che è malato. Mi auguro che possa vivere il più a lungo possibile per avere una lunga sofferenza, la stessa che ha imposto a mio fratello, un ragazzino innocente". A dirlo all'Adnkronos è Nicola Di Matteo, fratello del piccolo Giuseppe, il bambino strangolato e poi sciolto nell'acido, su ordine, tra gli altri, di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato, e Matteo Messina Denaro, nel giorno dell'arresto da parte dei carabinieri del Ros in una clinica di Palermo dell'ex primula rossa della mafia.

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La notizia della cattura del superlatitante è stata appresa da Nicola e dalla madre con "gioia mista a pianto". "Si è riaperta una ferita, il ricordo di quel periodo orrendo. Ringrazio le forze dell'ordine e la magistratura, che ci sono sempre stati accanto. Lo Stato ha i suoi tempi ma vince sempre". L'auspicio di Nicola Di Matteo, adesso, è che "si faccia luce anche sulle coperture" che hanno consentito una latitanza lunga 30 anni. "Speriamo che tutta la verità possa venire a galla". L'arresto dell'ex superlatitante è avvenuto a Palermo. "Questi criminali non si allontanano mai troppo dai loro territori in cui possono contare su una fitta rete di persone pronte a proteggerli". Uomini e donne fidati su cui gli investigatori in questi anni hanno stretto il cerchio. "Da tempo le forze dell'ordine stavano dietro al latitante, seguendo tutti i movimenti delle persone a lui più vicine sino ad arrivare all'arresto oggi". Per il fratello del piccolo Giuseppe non è possibile il perdono. "E' una cosa impensabile davanti alle atrocità che hanno imposto a Giuseppe. Non si può perdonare una cosa del genere. Giuseppe era un ragazzino, impensabile il perdono. Adesso deve soffrire come mio fratello", conclude non nascondendo la sua "rabbia". 

Nel 1994, Giuseppe fu trasferito da Trapani a Palermo ad Agrigento, e Santino si rifiutò di ritirare le sue dichiarazioni sulla strage di Capaci e sull’omicidio dell’esattore Ignazio Salvo. Nell’estate del 1995, Giuseppe viene portato in un casolare-bunker a San Giuseppe Jato e tenuto in una camera sotterranea per sei mesi. Brusca, soprannominato "u verru", fu condannato all’ergastolo durante il processo. In seguito Brusca diede ordine al fratello Enzo, a Vincenzo Chiodo e a Giuseppe Monticciolo di uccidere il figlio di Santino che fu strangolato e il suo corpo fu sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996. Chiodo ha raccontato il macabro omicidio nell’udienza del 28 luglio 1998.

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Il piccolo Giuseppe, ucciso dopo quasi 3 anni di prigionia, fu sciolto nell'acido: uno dei due fusti chre aveva comprato Antonio Di Caro, figlio del capomafia di Canicatti'. Antonio Di Caro non immaginava che quello stesso acido sarebbe stato utilizzato dopo pochi mesi per fare perdere ogni traccia del suo corpo. Il macabro retroscena venne reso noto durante una conferenza stampa, per una operazione della Dda di Palermo, per otto ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti boss mafiosi, tutti detenuti per il duplice omicidio di Antonio Di Caro, avvenuto il 22 giugno del 1995 e del suo braccio destro, l'imprenditore Antonino Costanza, avvenuto poche ore dopo, all'alba del 23 giugno del 1995.

"Fu Antono Di Caro - spiegò, all'inizio di maggio del 2007, il pm Costantino De Robbio - ad occuparsi dell'acquisto dei due fusti di acido, e uno dei due fusti fu usato per scioglervi proprio il suo corpo". L'altro, pochi mesi dopo, fu invece usato per sciogliervi il corpo del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito di mafia Santino Di Matteo. Lo stesso Di Caro, due anni prima di essere ucciso, si era adoperato per tenere prigioniero il piccolo Giuseppe Di Matteo.

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