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Sabato, 20 Aprile 2024
Mafia Campobello di Licata

Mafia, arrestato dai carabinieri il cugino del boss Giuseppe Falsone

Angelo Gioacchino Middioni, 38 anni, sarebbe stato nell'organico della "famiglia" di Campobello di Licata, avrebbe anche imposto il "pizzo" per conto del cugino. E' accusato di associazione di tipo mafioso ed estorsione con modalità mafiose

I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno pochi dubbi sull'appartenenza di Angelo Gioacchino Middioni a "Cosa nostra". Così, dopo le indagini condotte dai carabinieri del Reparto operativo di Agrigento, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare. Adesso l'uomo, 38enne, bracciante agricolo di Campobello di Licata, cugino del boss Giuseppe Falsone, si trova in carcere, con l'accusa di associazione di tipo mafioso ed estorsione in concorso con l’aggravante delle modalità mafiose.

Secondo le indagini dei militari diretti dal colonnello Andrea Azzolini e dal capitano Nicolò Pisciotta, Middioni sarebbe stato nell'organico della "famiglia" campobellese. Ma non solo. I carabinieri avrebbero scoperto che l'uomo, in più occasioni, avrebbe imposto il “pizzo” agli imprenditori che operavano nell’area di influenza della famiglia mafiosa campobellese: forte del suo legame di parentela con l'ex latitante Giuseppe Falsone, che all’epoca dei fatti sarebbe stato il capo provincia di "Cosa nostra", avrebbe riscosso circa 100mila euro per gli anni 2006 e 2007 e somme inferiori, non quantificate dagli investigatori, negli anni successivi.

A puntare il dito su Angelo Gioacchino Middioni sono stati anche i collaboratori di giustizia Maurizio Di Gati e Giuseppe Sardino, che Giuseppe Falsoneavrebbero confermato il suo ruolo di collettore delle estorsioni sul territorio campobellese per conto del cugino Giuseppe Falsone. A questo ruolo il 38enne sarebbe giunto dopo l’arresto di Ignazio Accascio nell’ambito dell’operazione antimafia "Ghost 2", condotta sempre dai carabinieri del Reparto operativo.

L'uomo si trova ora in carcere, come disposto dal gip Lorenzo Matassa che ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare dopo la richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Fici della Dda di Palermo.

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