"Le indagini che abbiamo sviluppato nel corso di questi due anni, hanno confermato l’unitarietà della cosa nostra siciliana e questo è emerso dalle intercettazioni dei rappresentanti della provincia di Agrigento, del mandamento di Canicattì con gli altri rappresentanti di cosa nostra delle provincie di Palermo e di Trapani”. Queste, dai microfoni di AgrigentoNotizie, sono state le parole del generale Pasquale Angelosanto, comandante del Ros dei carabinieri, sul maxi blitz antimafia “Xydi”.
Mafia, scatta il blitz "Xydi": il Ros esegue 23 fermi: ci sono anche un avvocato, un ispettore e assistente della polizia
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“Dalle indagini – aggiunge il primo ufficiale del raggruppamento operativo speciale dell’Arma – è emerso anche che il latitante, Matteo Messina Denaro, è il capo di “cosa nostra” trapanese che ha saldamente nelle mani e che è anche punto di rifermento, nelle dialettiche che puntano al riconoscimento delle posizioni di vertice o a risolvere questioni di affari illeciti di questa componente agrigentina indagata che si rapportava con il trapanese. Da qui, l’evidenza chiara, che “cosa nostra” è un’organizzazione unitaria”.
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