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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Riduzione della "Tari", 23 netturbini rischiano il licenziamento

Per la Cgil, il Comune starebbe agendo in maniera illegittima ed annuncia una battaglia legale. L'assessore Mimmo Fontana ribatte e spiega il perché il Municipio non ha bisogno di un esercito di operatori ecologici

"Ventitrè persone perderanno il lavoro per via della riduzione della Tari decisa dal Consiglio di Agrigento ed avallata dall'amministrazione. Noi non lo permetteremo".

Ad annunciare battaglia è Alfonso Buscemi, segretario di Fp Cgil, a margine della riunione che, nei locali di Gesa, ha visto la partecipazione anche di Cisl Reti e Uil trasporti, il Comune di Agrigento, il presidente della Srr, e i commissari della Gesa Ag 2 SpA, per discutere della vicenda "dei licenziamenti dei lavoratori del servizio d’igiene urbana" che in atto vengono impiegati nello spazzamento del comune capoluogo.

Per i sindacati il Comune agrigentino starebbe agendo in maniera illegittima. E per questo, oltre a dare mandato ai legali di preparare un ricorso da presentare al presidente della Regione, hanno scritto per chiedere ai responsabili della società, al presidente della Srr e al commissario straordinario perchè, ciascuno per la propria competenza, impugnino davanti al Tar la deliberazione consiliare contestata.

"Questo atto determinerà un risparmio irrisorio per i cittadini ma un peggioramento della qualità del servizio offerto - ha detto ancora Buscemi -. L'amministrazione comunale, rappresentata dall’assessore Mimmo Fontana, ha ribadito la posizione del Comune proponendo che di questo personale si facciano carico tutti i diciassette comuni dell’ambito. L'ente agrigentino ha agito con scorrettezza nel modificare la convenzione con la Gesa, prima della sua scadenza e, comunque, senza una soluzione; nel malcelato tentativo di scaricare agli altri Comuni, in quota parte, i costi dei lavoratori che, storicamente, hanno lavorato nel servizio di Agrigento".

Di diverso avviso è l'assessore Mimmo Fontana che ribatte punto su punto e spiega il perchè, invece, il comune agrigentino non solo non abbia bisogno di questo "esercito" di operatori ecologici ma anche perchè non abbia commesso illeciti il Comune rifiutando un servizio dal quale è in diritto di recedere.

"La Fp e i sindacati in genere fanno finta di non sapere o non capire - ha detto Fontana -: i dipendenti non sono del Comune di Agrigento ma di Gesa, che ha come soci diciassette comuni. 
E non essendoci in atto contratti, nè convenzioni, nè scadenze nè altri obblighi, ma solo l'acquisto di servizi (tra questi la bollettazione, lo spazzamento, etc, ndr) in qualità di soci possiamo decidere o meno di fruire di un servizio o di non fruirne più, non vedo il problema. Soprattutto se consideriamo che questi lavoratori sono 'illicenziabili' perchè tutelati dall'articolo 19 della legge regionale del 2010, la legge quadro sulla gestione dei rifiuti in Sicilia: devono passare, dopo la liquidazione di Gesa, alle Srr.

Inoltre, questi lavoratori erano dipendenti comunali, ma non nostri - prosegue Fontana -. Sono transitati in Gesa, quando quasi tutti i Comuni fecero confluire nella società i rispettivi operatori del comparto, ma non l'ente agrigentino: se proprio vogliamo attribuire una 'paternità', vediamo da quali comuni sono arrivati. La verità - ha concluso Fontana - è che gli agrigentini pagano il doppio il servizio di spazzamento perchè hanno quasi il triplo degli operatori che servirebbero. A Cammarata e Favara 300 euro annui, qui 600. A Favara e nelle altre città il rapporto è di un operatore ecologico ogni 600 abitanti, qui è di 1 a 290: abbiamo circa il 40 per cento di personale in più. Quindi i sindacati farebbero bene a cercare soluzioni non per non fare 'macelleria sociale' ma per riequilibrare il peso che grava troppo su Agrigento e gli agrigentini. Pantalone non paga per tutti, abbiamo deciso di cambiare ragionamento".

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