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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Licata

"Non abusarono sessualmente di due disabili", assolti operatori di una comunità

Veronica Cusumano e Mirko Giugno erano accusati di avere avuto dei rapporti con minori di 16 anni: il pm aveva chiesto la condanna a 6 anni di reclusione ciascuno

Cinque anni dopo gli arresti, Veronica Cusumano e Mirko Giugno, entrambi di 29 anni, operatori delle cooperative “Libero Gabbiano” e “Arcobaleno” di Licata, accusati di violenza sessuale ai danni dei disabili ospiti della struttura, sono stati assolti.

La sentenza è stata emessa dai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, al termine di un lungo e complesso dibattimento. L'ipotesi della Procura era che i due imputati avessero fatto sesso, in diverse circostanze, con gli ospiti della struttura, minori di sedici anni e disabili psichici. La legge, infatti, equipara questi rapporti, anche se consenzienti, alla violenza sessuale.

Accuse che, secondo il pubblico ministero Gianluca Caputo, erano state riscontrate dall'istruttoria tanto che la richiesta di pena, per ciascuno degli imputati, era stata di 6 anni di reclusione.

I fatti contestati risalgono al periodo compreso fra il settembre del 2014 e il giugno dell'anno successivo. I difensori - gli avvocati Santo Lucia, Salvatore Manganello e Salvatore Graci - hanno sostenuto che non vi fosse alcuna prova degli abusi alla luce del fatto che le uniche fonti di prova erano rappresentate dalle testimonianze delle presunte vittime "la cui attendibilità non ha mai trovato conferma". Gli stessi difensori hanno sostenuto che, in ogni caso, "i fatti sono stati collocati temporalmente in maniera imprecisa e, nel periodo in cui si sarebbero consumati i rapporti, le presunte vittime avevano già compiuto i 16 anni, circostanza che renderebbe, comunque, non punibile il fatto".

Nell'inchiesta sono stati coinvolti altri due operatori che hanno seguito una strada processuale diversa. Le stesse coop, peraltro, sono finite al centro di un'altra indagine, sviluppata parallelamente, che ha accertato l'esistenza di una vera e propria associazione a delinquere, messa in piedi dai responsabili delle strutture, che estorcevano ai dipendenti parte dello stipendio col classico sistema del "cavallo di ritorno". 

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