Brogli per il porticciolo turistico? Riparte processo in Corte di appello
In discussione il ricorso della Procura dopo le assoluzioni decise in primo grado. Contestato l'omesso pagamento di oneri concessori per 7 milioni di euro
Riparte, davanti ai giudici della quarta sezione della Corte di appello di Palermo, il processo sul caso dei presunti abusi legati alla costruzione del porticciolo turistico di Licata.
Alla prima udienza, fissata sopratutto per discutere il ricorso del pm Alessandra Russo contro le assoluzioni, sono stati acquisiti alcuni documenti ed è stata fissata la data per la requisitoria del pg che si terrà il 19 maggio. "Vi è stata una condotta dolosa finalizzata a favorire il lucro del costruttore". Il magistrato della Procura ha appellato la sentenza, emessa il 7 gennaio dell'anno scorso dal gup Giuseppe Miceli che, al termine del processo con rito abbreviato, ha condannato il solo Luigi Francesco Geraci, 76 imprenditore di Sommatino, titolare della società “Iniziative immobiliari” che ha realizzato il progetto, per l'accusa di averlo costruito in maniera abusiva e su un'area demaniale, escludendo - al tempo stesso - le accuse più gravi, vale a dire i presunti brogli che gli avrebbero consentito di non pagare al Comune gli oneri concessori che sono stati quantificati in 7 milioni di euro e realizzare alcune varianti illegittime.
Il solo Geraci, quindi, era stato condannato a tre mesi di arresto e 10 mila euro di ammenda; assolto - invece - per abuso di ufficio come altri tre imputati. Sono l'ex dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Licata, Vincenzo Ortega; Andrea Occhipinti, 51 anni, a capo del dipartimento finanziario e Giuseppa Maria Pia Amato, 61 anni, responsabile del Suap. La vicenda, adesso, è di nuovo discussione.