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Tribunale / Licata

Disabili psichici isolati e maltrattati in comunità? Cercasi giudice per il processo

Il trasferimento del magistrato al quale era stato assegnato il procedimento ha stoppato l'inizio del dibattimento dopo il rinvio a giudizio: uffici al lavoro per individuare il sostituto

Il trasferimento del giudice Giuseppe Miceli dalla seconda sezione penale del tribunale all'ufficio Gip-Gup (di cui è stato nominato presidente) stoppa il processo scaturito dalla maxi inchiesta "Catene spezzate", che nel 2015 fece scattare alcune misure cautelari.

L'udienza è stata aggiornata al 14 settembre dopo un paio di passaggi a vuoto per la probabile riassegnazione del procedimento ad un altro magistrato. I disabili psichici, sostiene l'accusa, venivano tenuti in stanze sporche: isolati dal resto del mondo, senza alcuna possibilità di contattare i familiari e costretti al digiuno. Uno di loro sarebbe stato persino legato al letto con una catena per evitare che potesse allontanarsi.

Fra gli imputati anche l'imprenditore ed ex presidente del consiglio comunale di Favara, Salvatore Lupo, ucciso a 45 anni il giorno di Ferragosto in un bar da un killer che gli ha esploso addosso tre colpi di pistola prima di fuggire. Lupo, infatti, era l'amministratore unico della Suami, la coop che gestiva le strutture.

Il suo difensore, l'avvocato Domenico Russello, ha prodotto il certificato di morte che ha chiuso il processo, nei suoi confronti, prima di iniziare. Sotto accusa otto, fra responsabili e operatori di quella che fu ribattezzata come la "comunità degli orrori" di Licata. Sul banco degli imputati, oltre allo stesso Lupo: Caterina Federico, 37 anni; Angelo Federico, 33 anni; Domenico Savio Federico, 29 anni; Giovanni Cammilleri, 30 anni; Salvatore Gibaldi, 43 anni; Maria Cappello, 50 anni e Angela Ferranti, 53 anni, tutti di Licata. Le accuse contestate sono di maltrattamenti e sequestro di persona.

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