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Cronaca Licata

"Teneva il cane denutrito e incatenato fra i suoi escrementi", 56enne chiede di patteggiare

La difesa impugna il decreto penale e prova a dimezzare la condanna, la denuncia era scattata dopo alcune segnalazioni ai carabinieri

Denunciato e condannato per maltrattamenti di animali prova a patteggiare e ottenere il dimezzamento della pena. A decidere, all'udienza fissata per il prossimo 2 febbraio, sarà il gup Stefano Zammuto.

Senza cibo nè acqua, costretto a stare fra i propri escrementi e legato con una catena che gli impediva persino di sdraiarsi. Ad avvisare i carabinieri erano stati alcuni vicini di casa che avevano notato il cane in condizione di sofferenza. Alcuni mesi dopo il controllo, scattato l'8 marzo scorso, il gip aveva condannato il proprietario per l'accusa di maltrattamenti di animali. Il decreto penale di condanna, chiesto dal pm Chiara Bisso e disposto dal giudice Luisa Turco, prevedeva una pena di 4 mesi di reclusione, convertita in una multa di 9.000 euro.

Il difensore di Angelo Vella, 56 anni, di Licata - l'avvocato Fabio Inglima Modica -, ha impugnato il provvedimento che prevede, in sostanza, che il giudice possa applicare una pena su richiesta della Procura senza neppure istruire un procedimento in contraddittorio.

La difesa ha chiesto, quindi, il patteggiamento di due mesi ottenendo il consenso del pubblico ministero Cecilia Baravelli: l'accordo processuale sarà adesso sottoposto al vaglio del giudice. Vella è stato denunciato 9 mesi fa. I carabinieri, raccolte alcune segnalazioni circa la presenza del cane meticcio in stato di denutrizione e in condizioni di sofferenza, andarono a controllare e trovarono l'animale legato ad una catena di appena 30 centimetri "che - sottolinea il pm - non gli consentiva neppure di sdraiarsi". Il cane era costretto a stare in mezzo ai propri escrementi ed era sprovvisto di cibo e di acqua.

Raccolta la relazione di servizio dei carabinieri, il pm lo ha iscritto nel registro degli indagati e, dopo poche settimane, ha chiesto al gip di emettere un decreto penale di condanna.

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