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Cronaca Licata

"Disabili psichici maltrattati e tenuti a digiuno forzato", ok a perizia su un video dell'inchiesta

Otto gli imputati: si tratta dei responsabili e degli operatori della Suami onlus. Tredici ospiti della struttura sarebbero stati anche costretti all'isolamento dagli altri familiari

Disabili psichici tenuti in stanze sporche: isolati dal resto del mondo, senza alcuna possibilità di contattare i familiari e costretti al digiuno. Uno di loro sarebbe stato persino incatenato al letto con una catena per evitare che potesse allontanarsi.

L'udienza preliminare scaturita dalla maxi inchiesta "Catene spezzate", che nel 2015 fece scattare alcune misure cautelari, è entrata nel vivo. Questa mattina il gup Francesco Provenzano, su richiesta di uno dei difensori, l'avvocato Salvatore Manganello (nel collegio, fra gli altri, pure i colleghi Linda Sabia, Santo Lucia, Antonio Montana, Gaetano Timineri e Domenico Russello), ha deciso di disporre una perizia sui video, girati con una telecamera nascosta dai carabinieri, in cui si immortalerebbe uno dei tredici disabili maltrattati legato ad un letto con una catena.

E' stato proprio questo episodio, dal quale ne è scaturita un'ipotesi di reato di sequestro di persona, a suggire il nome all'inchiesta. La difesa vuole, adesso, che si acquisiscano i video per dimostrare che si è trattato di una tecnica di contenimento per evitare che potesse compiere dei gesti di autolesionismo.

Il perito Giuseppe Rinzivillo dovrà, quindi, esaminare il file, estraendo i fotogrammi e descrivendoli. Lo stesso, come deciso all'udienza precedente, trascriverà anche il contenuto delle intercettazioni. Si torna in aula, per la sua deposizione, il 28 gennaio.

Il pubblico ministero Chiara Bisso ha chiesto il rinvio a giudizio di otto, fra responsabili e operatori di quella che fu ribattezzata come la "comunità degli orrori", ovvero la Suami onlus. La struttura di accoglienza di Licata, negli anni successivi, finì al centro di un'altra inchiesta - conclusa con i patteggiamenti - su un giro di estorsioni ai danni di dipendenti. Si tratta di Salvatore Lupo, 45 anni, di Favara; Caterina Federico, 37 anni; Angelo Federico, 33 anni; Domenico Savio Federico, 29 anni; Giovanni Cammilleri, 30 anni; Salvatore Gibaldi, 43 anni; Maria Cappello, 50 anni e Angela Ferranti, 53 anni, tutti di Licata. 

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