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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Campobello di Licata

"Non sapevamo che quel vecchietto fosse un boss latitante", carabinieri si difendono in aula

Giuseppe Federico e Andrea Mirarchi negano di avere favorito la fuga dell'ergastolano: "Ci fu presentato da due nostri confidenti come loro amico"

“Non sapevamo chi fosse quel vecchietto, i fratelli Burgio che erano nostri confidenti ce lo avevano presentato come un loro amico ma non potevamo immaginare che fosse un latitante”. I carabinieri Giuseppe Federico e Andrea Mirarchi, finiti sotto processo con l’accusa di aver fatto parte della rete di presunti fiancheggiatori del boss di Delia, Cesare Genova, evaso dal carcere romano di Rebibbia l’11 aprile del 2010, approfittando della semilibertà, si difendono e sostengono di essere in buona fede. I due imputati, entrambi difesi dall’avvocato Santo Lucia, raccontano ai giudici il loro “dramma scaturito dall’inchiesta”.

Mirarchi, addirittura, scoppia in lacrime e rivela di essere stato picchiato da alcuni sconosciuti e di aver subito l’incendio della sua auto. “Mi sono ammalato di depressione - rivela, invece, Federico - e sono stato congedato dall’Arma dei carabinieri”. L’anziano boss di Delia, che aveva approfittato di un permesso premio, fu catturato il 14 luglio dell’anno successivo nelle campagne dell’Agrigentino fra Canicattì e Campobello. I due carabinieri, imputati, fra gli altri, insieme al collega Umberto Cavallaro, hanno spiegato di non aver mai saputo, prima dell’arresto, chi fosse quell’anziano signore. 

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