Appalti gestiti in maniera illegale in cambio di tangenti, riparte processo alla "cricca"
Cinque imputati hanno impugnato la sentenza di condanna nell'ambito dell'inchiesta sulla "tangentopoli" lampedusana
Riparte in appello, per i cinque imputati condannati, il processo alla cosiddetta “cricca di Lampedusa”. Si tratta del gruppo avrebbe gestito appalti e lavori pubblici in maniera illegittima in cambio di tangenti. I giudici della seconda sezione penale, presieduta da Giuseppe Miceli, l'8 novembre del 2018, hanno assolto altre 18 persone, tra tecnici, professionisti e imprenditori, per non avere commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato.
Molti reati sono stati estinti per sopravvenuta prescrizione. La pena più alta è stata inflitta all'ex dirigente dell'ufficio tecnico comunale Giuseppe Gabriele: 8 anni e 10 mesi di reclusione. Per lui il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, aveva chiesto 17 anni. Sette anni e 9 mesi di reclusione sono stati comminati all'architetto Gioacchino Giancone, all'epoca dei fatti - fra il 2008 e il 2011 - a capo del settore Attività produttive del Comune di Lampedusa. Quattro anni, un mese e 15 giorni per l'ex sindaco Bernardino De Rubeis che, da poco meno di due anni, si trova in carcere per scontare una condanna a quasi sette anni per un'altra vicenda di tangenti.
Altri due imputati, ritenuti estranei all'associazione, sono stati giudicati colpevoli per altri reati. L'imprenditore Leonardo Pellegrini è stato condannato a 2 anni per corruzione: secondo i giudici avrebbe voluto costruire un albergo abusivo in combutta con la ‘cricca’ servendosi come ‘scudo’ della società Labproject, ritenuta la cassaforte dell'organizzazione. In cambio per Gabriele e Giancone ci sarebbe stata una tangente di 800 mila euro mascherata con un contratto di datio in solutum. Il funzionario dell'Utc Giovanni Sorrentino, invece, è stato condannato a un anno e due mesi di reclusione per abuso di ufficio e falso. Secondo l’accusa, avrebbe sottoscritto dei falsi atti con cui cedeva alcune porzioni di suolo comunale per favorire le speculazioni illegali di Gabriele e Giancone.
I difensori dei cinque condannati (gli avvocati Giuseppe Lauricella, Ignazio Valenza, Silvio Miceli, Vincenzo Caponnetto, Nicolò Grillo, Vincenzo Termini, Luciano Termini e Raffaele Bonsignore) hanno impugnato il verdetto ed è stato fissato il giudizio di appello. La prima udienza è in programma il 5 febbraio davanti ai giudici della quarta sezione della Corte di appello di Palermo.