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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Lampedusa e Linosa

Migranti, don Carmelo La Magra: "Lampedusa strumentalizzata da destra e sinistra, servono leggi"

L'ormai ex parroco della più grande isola delle Pelagie è tornato in occasione delle celebrazioni per ricordare il naufragio del 3 ottobre 2013 in cui persero la vita 368 persone, tra cui 83 donne e 9 bambini

"Sulla questione dei migranti non ci sono differenze tra destra e sinistra. Ognuno strumentalizza il tema sapendo che è qualcosa in grado di incidere sull'opinione pubblica. Assistiamo così a banalizzazioni, terrorismi mediatici, criminalizzazioni. Mutano i governi e con loro i toni utilizzati, ma per cambiare le cose non basta utilizzare parole diverse, servono leggi. E volontà politica". Carmelo La Magra è appena arrivato a Lampedusa. Un ritorno nell'isola del cuore per il parroco che per cinque anni ha vissuto in prima persona il fenomeno migratorio sulla più grande delle Pelagie. A fine agosto ha celebrato la sua ultima messa e si è congedato dai suoi parrocchiani. "Ma da Lampedusa non si va mai realmente via, un filo sottile lega per sempre a quest'isola 
chi ha avuto la fortuna di viverci". Oggi è tornato in occasione delle celebrazioni per ricordare il naufragio del 3 ottobre 2013 in cui persero la vita 368 persone, tra cui 83 donne e 9 bambini. "Dopo  quella strage qualcosa cambiò - ricorda con l'Adnkronos -: c'erano i soccorsi in mare, l'operazione 'Mare nostrum' che poi diede spazio a quelli che furono definiti gli 'angeli del mare', ossia le ong. Tante vite furono salvate, poi, però, arrivarono la campagna di colpevolizzazione dell'organizzazioni non governative, gli accordi con la Libia e tutto quello che conosciamo bene e si tornò ad assistere allo stesso numero di partenze ma a tanti naufragi e tanta gente morta in mare. Oggi siamo di nuovo al punto di partenza".

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Secondo don Carmelo, del fenomeno migratorio bisognerebbe discutere "al di là dell'emozione del momento dettata dalle morti e dai naufragi" perché ci sarà sempre "un'altra tragedia che farà commuovere, ma quelli che arrivano a Lampedusa non sono numeri, ma storie, persone, nostri fratelli". La soluzione? "La conoscono tutti bene ed è l'unica strada per non bloccare le organizzazioni criminali e i trafficanti di esseri umani. Bisogna garantire viaggi legali e sicuri a chi ha bisogno di attraversare il Mediterraneo e di scappare da Paesi in guerra. La logica securitaria ha dimostrato tutti i suoi limiti, è fallita", avverte l'ex parroco di Lampedusa che nel 2019, insieme a un gruppo di parrocchiani, trascorse la notte all'addiaccio davanti la chiesa di San Gerlando per esprimere solidarietà ai migranti bloccati da giorni sulla Sea Watch. "Io e gli altri non abbiamo fatto un gesto di protesta, non ci siamo rivolti ai governanti - ricorda -. I nostri unici interlocutori erano i naufraghi a bordo della nave dell'ong, è  stato un gesto di condivisione e di solidarietà. Ho dimostrato ai miei parrocchiani come mettere in pratica il Vangelo, cioè stando vicini agli ultimi, e ho cercato io stesso di dare l'esempio".

Nelle scorse settimana don Carmelo è tornato a interrogare le coscienze lanciando un appello perché fossero recuperati i corpi delle 9 vittime del naufragio del 9 giugno scorso. La Guardia costiera ha localizzato il relitto a circa 90 metri di profondità tra Lampedusa e Lampione. "Il mio appello è caduto nel vuoto - ammette con amarezza -. Dicono che l'operazione costa troppo, eppure io non ho mai sentito che per il recupero di un italiano in qualsiasi parte del mondo si sia guardato al costo. Questo significa che c'è chi pensa che non tutte le vite hanno lo stesso valore, la stessa dignità". A Lampedusa il parroco dei migranti è arrivato nell'ottobre del 2016. "E' stata un'esperienza grandiosa, cinque anni che ne valgono 20 per lo scorrere veloce e amplificato degli eventi sull'isola - dice -. Con me porto le tante relazioni costruite, i volti di tutti coloro che ho visto passare da qui, il dolore per tutti quei fratelli senza vita che ho accolto, gli occhi pieni di speranza di chi ce l'ha fatta. Ma porto anche un rammarico: i migranti non sono un problema politico o sociale, sono vite in cerca di futuro, bimbi che hanno diritto di crescere, persone vulnerabili che hanno bisogno di essere accolte. Questa realtà viene oscurata dalle questioni securitarie ed  economiche, fino a quando non muteremo prospettiva nulla potrà cambiare a Lampedusa". 

      (fonte: Adnkronos)

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