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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Lampedusa e Linosa

Quello scrigno di tesori del canale di Sicilia, Lampedusa sogna il turismo subacqueo

Il ricercatore sottomarino Mario Arena: "Collocata una targa commemorativa sul primo sottomarino che rispose all'appello del generale Charles de Gaulle e che fu la tomba di 50 ragazzi, età media di 22 anni"

Sono pieni di rifornimenti bellici: cannoni e bombe, ma anche di veicoli d’epoca: camion, cingolati, carro armati che hanno un valore di centinaia di migliaia di euro sul mercato del collezionismo. A partire da 20 miglia dalla costa di Lampedusa e fino ad arrivare a 100 miglia di distanza, ad una profondità che va da 33 a 140 metri, fino a dove riescono a scendere i sub, ci sono decine e decine di relitti storici. Una quarantina, la maggior parte dei quali mercantili, quelli individuati e tutti affondati, durante le grandi battaglie di convogli navali (la “Battaglia del Mediterraneo”) della seconda guerra mondiale.

Archeologia, 40 relitti nel mare di Lampedusa

“Da 15 anni, il focus iniziale era trovare i relitti, abbiamo intrapreso con la Sovrintendenza del mare della Sicilia, c’era l’archeologo Sebastiano Tusa, questo progetto – ha spiegato, al Pelagos 2.0 diving di Lampedusa, il ricercatore sottomarino Mario Arena di Trieste, ma con origini messinesi, - . Per trovare le navi inabissate utilizziamo le informazioni dei pescatori, conoscono i punti in cui si trovano i relitti che costituiscono un eccellente habitat per i pesci di grossa taglia, fungendo anche da barriera corallina. Su questi relitti si impigliano però le reti dei pescatori siciliani e tunisini, responsabili della morte della vita marina. Da quest’anno, collaborando con due organizzazioni internazionali, Ghost diving’s e society for the documentation of submerged sites (Sdss) – ha evidenziato Arena – abbiamo iniziato a rimuovere queste reti fantasma”. Il progetto, che si raffronta con il dirigente Claudio Di Franco dell’ufficio Relitti d’età contemporanea della Sovrintendenza del mare, e che ha il supporto della Sovrintendenza di Agrigento, punta su tre direttrici: storica, ambientale e turistica. “I relitti raccontano eventi molto spesso sconosciuti. Sono una memoria storica. Hanno però un impatto ambientale, trasportavano migliaia di tonnellate di esplosivi – spiega Arena – che rilasciano agenti chimici. Abbiamo iniziato a collaborare con una università tedesca, noi prendiamo i campioni e loro analizzano. E’ stata rilevata la presenza di piombo e idrocarburi e bisognerà capire che impatto possono, ad esempio, avere sul pesce. Sono navi affondate nel pieno dell’attività, a pieno carico. Ci sono migliaia di tonnellate di esplosivi, oli e carburanti. Queste navi hanno un forte potenziale come attrattori turistici, sono beni culturali sommersi”. 

Navi militari e mercantili dormono nel mare di Lampedusa, continua la mappatura dei relitti della battaglia dei Convogli

C’è già un turismo subacqueo importante a Malta o in Croazia che, dopo la guerra, ha ripreso il suo turismo con dei nuclei di appassionati subacquei attratti proprio dai relitti. “I relitti individuati nel canale di Sicilia sono spettacolari. È questione di impresa privata. I diving dovranno attrezzarsi per sfruttare la potenzialità. Non sarà come fare le immersioni sotto costa, bisogna attrezzarsi andare a 50, 100, 150 chilometri, quindi c’è bisogno di imbarcazioni adeguate”. Le reti dei pescatori sono state tirate via quest’anno dal sottomarino della Francia Libera che si trova a 40 miglia dalla costa di Lampedusa. Sottomarino sul quale è stata apposta anche una targa commemorativa perché è la tomba di 50 ragazzi. “Fu il primo a rispondere all’appello, del giugno 1940, del generale Charles de Gaulle. Andò a Malta ed ha costituito il primo embrione di Francia libera, cominciando a fare la guerra contro gli italiani – racconta il ricercatore sottomarino Mario Arena - . Dopo 3 mesi ha urtato una mina ed è affondato, sono morti 50 ragazzi, età media di 22 anni, e sono ancora all’interno. Sul sommergibile abbiamo fatto una fotogrammetria tridimensionale, una sequenza di 3 mila fotografie che elaborate ci hanno fatto capire il modello e che serviranno per monitorare il decadimento”. Le reti sono state raccolte anche dal piroscafo postale Egadi che si trova a 20 miglia dalla costa di Lampedusa. “Faceva la linea Trapani, Marsala, Mazara del Vallo, Egadi, Pantelleria, Lampedusa e Linosa. Ha fatto il suo lavoro per più di 10 anni, era compagnia di navigazione di Palermo ‘La Meridionale’. Una notte di agosto del 1941 è stato scoperto – ha ricostruito Arena - da un ricognitore, attaccato da aerei siluranti inglesi che lo hanno affondato”. Proprio da questo piroscafo sono state portate in superficie la bussola e la campana in bronzo di 25 chili che riporta a sbalzo il nome della nave. “I finanziamenti che abbiamo a disposizione, grazie ai quali vengono rimosse le reti sui relitti, sono esclusivamente privati: banche, aziende di tutta Europa – ha spiegato Pascal Van Erp fondatore di Ghost diving’s - . Non abbiamo fondi pubblici”. Le reti una volta rimosse vengono gestite da Healthy Seas che assicura che diventino una nuova risorsa, a sostegno dell’economia circolare.

Lampedusa: recuperata dai fondali campana bordo piroscafo Egadi

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