La camicia insanguinata del giudice Rosario Livatino arriva a Lampedusa, l'arcivescovo: "Importante sensibilizzare i giovani"
Monsignor Alessandro Damiano è sulla più grande delle isole Pelagie: "Necessario portare avanti i valori legati al rispetto e alla parità dei diritti di ogni essere umano"
L'arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, ha partecipato alla cerimonia a Lampedusa per il 4 novembre, giornata dell'unità nazionale e delle forze armate. E' nell'isola perché ha accompagnato la reliquia del magistrato beato Rosario Livatino. La camicia intrisa del suo sangue sarà esposta all'interno della Chiesa madre da domani.
"Portare questa reliquia a Lampedusa - ha detto monsignor Damiano - ha un significato particolare; è una testimonianza importante che certamente farà riflettere i fedeli. Questa comunità ha sulle proprie spalle una storia sicuramente diversa da quelle di altre parrocchie della nostra Diocesi. È importante fare conoscere e sensibilizzare soprattutto i giovani che devono riuscire a portare avanti i valori legati al rispetto e alla parità dei diritti di ogni essere umano".
"Lampedusa è da molti anni un crocevia per migliaia di esseri umani ed è importante, riuscire ad accogliere bambini donne e uomini nelle dovute maniere". Lo ha affermato il vescovo di Agrigento, Alessandro Damiano. "Non sto qui a volere dare colpe a coloro i quali gestiscono il centro di accoglienza ma - ha osservato - sono dell'avviso che una piccola o anche grande cooperativa o società che gestisce questo centro, ha sempre delle difficoltà oggettive, e mi riferisco al fatto che devono gestire quasi sempre um elevato numero di persone che nel giro alle volte di poche ore, arrivano e alle quali bisogna dare adeguata assistenza. Ora - ha osservato l'arcivescovo di Agrigento - io parto dal presupposto che potrebbe ad esempio essere previsto, organizzando il tutto prima a livello legislativo. Una gestione con l'utilizzo di organi dello stato e mi riferisco, ad esempio, alla Protezione civile, alla Croce rossa nazionale o al Genio civile. Altra questione che non è secondaria riguarda i trasferimenti che dovrebbero essere più veloci. Si, ci sono i riconoscimenti da fare immediatamente ma - ha detto mons. Damiano - è anche vero che oggi esistono mezzi e strumenti che possono essere utilizzati anche a bordo di navi dedicate. In definitiva dopo 30 anni di questo fenomeno sarebbe il caso di non dovere più parlare di emergenza e strutturarsi per fare in modo che smettano di fare morire persone in mare e garantire un trattamento adeguato, umano, a tutti coloro approdano su questa benedetta isola".