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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Lampedusa e Linosa

I migranti che accusavano gli scafisti sono "scomparsi": salta l'incidente probatorio

Processo a rischio per tre tunisini accusati di avere organizzato lo sbarco del 7 giugno

“I migranti si sono allontanati volontariamente dal centro di accoglienza di Lampedusa rendendosi irreperibili”. Due righe, indirizzate dalla Questura all’ufficio gip, che chiudono le porte alla possibilità di eseguire l’incidente probatorio per acquisire e cristallizzare la testimonianza a carico dei tre presunti scafisti finiti in carcere con l’accusa di avere organizzato uno sbarco di clandestini, giunti a destinazione, a Lampedusa, il 7 giugno. Il gip Luisa Turco, dopo avere preso atto che dei testimoni, che avevano accusato gli indagati, non vi è più traccia, ha restituito gli atti alla Procura.

Il pubblico ministero Chiara Bisso aveva chiesto, ottenendolo, di ricorrere a quella che, a tutti gli effetti, è un’anticipazione del processo, proprio per evitare che i testimoni potessero lasciare il territorio dello Stato italiano prima che la vicenda approdasse in aula. Il loro allontanamento è avvenuto ancora prima che si potesse immaginare e, adesso, la stessa celebrazione del processo, in assenza degli unici testi, anche se è ipotizzabile attivare degli strumenti che consentano di usare i verbali redatti dai poliziotti, è a rischio. Intanto, pochi giorni prima, il tribunale del riesame aveva confermato l’ordinanza di arresto dei tre presunti scafisti.

Si tratta dei tunisini Dhakwin Abdallah, 26 anni; Bilal Bounab, 26 anni e Marii Abdallah, 31 anni. I tre presunti "trafficanti", difesi dagli avvocati Giuseppe Lauricella, Stefania La Rocca e Salvatore La Longa, avrebbero trasportato altri venti migranti dalla Libia a Lampedusa, sbarcando, il 7 giugno, a bordo di una piccola imbarcazione, di circa sei metri, "sprovvista - sottolinea il pm - di dispositivi di salvataggio e inidonea a trasportare un numero di persone così elevato, esponendo i migranti a pericolo per la loro vita". I tre, sostiene l'accusa, si sarebbero alternati alla guida del natante. Cinque migranti hanno rotto il muro del silenzio collaborando e facendoli arrestare, salvo allontanarsi dopo pochi giorni.

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