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Cronaca Lampedusa e Linosa

"Marinaio morto nel naufragio del peschereccio", chiesto rinvio a giudizio di comandante e armatore

Il pubblico ministero Salvatore Vella: "L'imbarcazione non aveva le dotazioni di sicurezza, soccorsi chiamati in ritardo"

Il marinaio di Lampedusa Francesco Solina, 51 anni, sarebbe morto perché il comandante del peschereccio naufragato non avvisò prontamente i soccorsi, l’equipaggio non era correttamente composto, tanto da avere all’interno due componenti irregolari privi di competenza a gestire situazioni di soccorso, e non aveva tutte le dotazioni di sicurezza. Ne è convinto il pubblico ministero Salvatore Vella che ha chiesto il rinvio a giudizio, per l’accusa di naufragio e omicidio colposo, nei confronti di Daniele Minio, 32 anni, comandante del peschereccio “Giacomo Maria”, e del padre Giacomo, 62 anni, armatore dell’imbarcazione. Il corpo di Solina, incastrato nella nave da pesca a cinque miglia dalla costa, venne localizzato e recuperato dai sommozzatori della Guardia costiera di Messina e Cagliari due settimane dopo il naufragio del peschereccio. Il pm Vella, conclusa l’inchiesta, ha chiesto il processo per i due indagati, da adesso imputati, ai quali si contesta di avere provocato la tragedia del mare.

Innanzitutto nell’equipaggio uscito in mare per la battuta di pesca ci sarebbero stati due componenti introdotti abusivamente e “non indicati nel ruolino”. Trattandosi di persone che non conoscevano l’unità di pesca, secondo il pm, non sarebbero riusciti a dare “alcun supporto nel momento in cui la barca ha iniziato a inclinarsi e imbarcare acqua”. Sarebbero state, inoltre violate, le disposizioni di legge relative ai sistemi di sicurezza individuali e collettivi e in particolare la barca avrebbe dovuto avere due zattere, le cinture di salvataggio e i salvagente. Il comandante, inoltre, quando l’imbarcazione cominciò a inclinarsi non chiamò prontamente i soccorsi “come prevede – sottolinea il pm Salvatore Vella nella richiesta di rinvio a giudizio – il codice della navigazione e il codice internazionale dei segnali”. Se lo avesse fatto, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe ricevuto “istruzioni fondamentali per gestire l’emergenza e mettere in sicurezza l’equipaggio e avrebbe ridotto i tempi dei soccorsi”. 

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