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Martedì, 23 Aprile 2024
Procura / Lampedusa e Linosa

"Senza autorizzazioni l'area di stoccaggio per i barchini dei migranti": scatta il sequestro, 4 indagati

Il procuratore Salvatore Vella: "E' stata riscontrata la pessima situazione in cui si trovava il sito. con la presenza di una notevole quantità di rifiuti pericolosi e non, provenienti dallo smantellamento delle imbarcazioni depositati in modo illecito direttamente sul suolo"

 La Guardia di finanza ha eseguito, su disposizione del procuratore della Repubblica facente funzioni di Agrigento Salvatore Vella, un decreto di sequestro preventivo di una vasta area di proprietà privata di circa 1.500 metri quadrati, a Lampedusa, utilizzata quale sito di stoccaggio delle imbarcazioni utilizzate dai migranti per raggiungere le coste dell’isola.

Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal gip Francesco Provenzano. Il terreno, secondo quanto viene ricostruito in una nota della Procura, è in uso alla Cubo Costruzioni società cooperativa che risulterebbe sprovvista di autorizzazioni ambientali. Alla Cubo è stato affidato, con un contratto di appalto dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, il servizio di “messa a secco, trasporto e deposito” nonché di “messa a secco trasporto e distruzione” delle imbarcazioni di migranti.

Lampedusa, sequestrata area di stoccaggio dei barchini di migranti

Si indaga per i reati di “raccolta e smaltimento di rifiuti in assenza delle prescritte autorizzazioni” e di “illecita miscelazione di rifiuti”. Sotto inchiesta: T. A. di Belpasso (legale rappresentante della società), M. C. di Paternò (responsabile del cantiere), nonché altre due persone originarie di Lampedusa T. G. e C. S., ritenute anch’esse coinvolte nell’attività di smaltimento illecito delle imbarcazioni dei migranti.

“Nel corso di un sopralluogo effettuato dai militari della finanza e dai tecnici dell’Arpa - sottolinea il procuratore Vella - è stata riscontrata la pessima situazione in cui si trovava l’area di stoccaggio, con la presenza di una notevole quantità di rifiuti pericolosi e non, provenienti dallo smantellamento delle imbarcazioni, depositati in modo illecito direttamente sul suolo (privo di idonea pavimentazione e di ogni altro presidio di sicurezza atto a garantire la tutela dell’ambiente circostante), compresi batterie e fusti di carburante, oltre a un enorme cumulo di materiale triturato, composto indistintamente da frammenti legnosi, contaminati con residui di carburanti e di liquidi oleosi”. Inoltre, sempre secondo quanto sottolinea il procuratore, si sarebbe accertato che tutte le operazioni di gestione delle imbarcazioni (messa in sicurezza, trattamento, demolizione, riduzione volumetrica e stoccaggio) “avvenivano nella stessa area, senza alcuna separazione settoriale, come invece prevede la normativa ambientale”. 

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