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Martedì, 23 Aprile 2024
Tribunale / Joppolo Giancaxio

Abusi edilizi nel castello settecentesco della famiglia dei Firetto? Niente processo: il reato è prescritto

Il giudice, prima dell'apertura del dibattimento, ha emesso una sentenza di non doversi procedere: le presunte trasformazioni sarebbero iniziate oltre 12 anni fa e accertate 6 anni fa. La struttura è sotto sequestro da 4 anni

Sotto sequestro, in maniera pressochè ininterrotta da circa 4 anni, ma non ci sarà alcun processo perchè i reati sono prescritti prima ancora che si possa celebrare un dibattimento. Il giudice monocratico Sabrina Bazzano ha emesso una sentenza di non doversi procedere per l'ex sindaco di Agrigento e Porto Empedocle, e attuale consigliere comunale di Agrigento, Calogero Firetto e il fratello Mirko, ai quali si contestava di avere trasformato una vecchia residenza settecentesca in un castello, per nozze vip e non solo vip, con abusi edilizi e permessi illegittimi.

La struttura, sotto sequestro da circa 4 anni in maniera quasi ininterrotta, potrebbe presto tornare operativa se il giudice dovesse accogliere la richiesta della difesa di restituirlo ai proprietari alla luce della chiusura del procedimento penale.

L'inchiesta, secondo quanto veniva ipotizzato, aveva accertato la realizzazione di opere abusive, sia all'interno che all'esterno, legate al restauro del Castello Colonna, vecchio complesso monumentale di Joppolo Giancaxio risalente ai primi del Settecento, che la famiglia dell'ex sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, ha acquistato una decina di anni fa per restaurarlo e destinarlo a banchetti nuziali. Il castello è definitivamente sotto sequestro dopo il pronunciamento della Cassazione.

La trasformazione della struttura, secondo quanto veniva ipotizzato, sarebbe avvenuta in violazione di norme edilizie e urbanistiche. Fra le principali violazioni viene indicata la realizzazione di un ampio parcheggio costruito dopo "significativi sbancamenti, terrazzamenti, camminamenti e scalinate con alterazione della configurazione estetica e morfologica del paesaggio originario". E' proprio questa la principale accusa mossa dal pm che contestava - attraverso la realizzazione di diversi manufatti, costruzioni e strutture - "la radicale e integrale trasformazione dell'immobile e la modifica della destinazione d'uso". Contestata anche la violazione del vincolo paesaggistico e il reato di "distruzione e deturpamento di bellezze naturali".

L'ipotesi della Procura della Repubblica di Agrigento, che aveva disposto la citazione a giudizio per i proprietari dell'immobile di Joppolo Giancaxio, ritenuti commitenti delle opere realizzate a partire dal 2011, non sarà mai vagliata in contraddittorio. I difensori - gli avvocati Angelo Farruggia, Gaetano Caponnetto, Vincenzo Caponnetto e Antonino Reina - prima che venisse aperto il dibattimento hanno chiesto al giudice di dichiarare la prescrizione dei reati. Prima del verdetto di non doversi procedere il giudice ha rigettato la richiesta di costituzione di parte civile dell'associazione ambientalista Giosuè Arnone.

Firetto e i suoi difensori, in più circostanze, hanno ribadito la correttezza dei lavori di ristrutturazione del vecchio complesso. Tesi che, prima di venire ribaltata, era stata accolta dal tribunale del riesame di Agrigento che ne aveva disposto la restituzione. 

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