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Cronaca

Ipia "Fermi" Agrigento, D'Orsi fa chiarezza: "Ecco come stanno le cose"

Dura polemica contro il preside dell'istituto Francesco Casalicchio: "Non posso permettere ad un educatore di portare gli studenti a gridarmi 'vergognati'. Deve dire la verità"

Lo scopo dell'incontro con i giornalisti era quello di fare chiarezza, una volta per tutte, sulla questione "Ipia Fermi", l'istituto professionale di Agrigento chiuso dopo una perizia in cui si parlava di un "grave rischio di cedimento strutturale": milleduecento persone, tra insegnanti, studenti e collaboratori scolastici, sono al momento divisi in tre istituti, con orari pomeridiani e serali. Ma il presidente della Provincia regionale di Agrigento, Eugenio D'Orsi, non ha perso l'occasione anche per difendersi dalle accuse che gli sono state mosse in questi giorni. 

 
LA POLEMICA. "Sono stato accusato di voler far chiudere questo istituto. Perché mai dovrei?" ha detto il capo dell'amministrazione provinciale che durante l'incontro con la stampa, al quale ha partecipato anche una delegazione degli insegnanti e dei genitori degli alunni dell'Ipia, non ha risparmiato critiche per il preside dell'istituto, Francesco Casalicchio. 

Ipia "Fermi", D'Orsi fa chiarezza: la conferenza

"Non posso permettere ad un dirigente scolastico – ha detto D'Orsi - che si alza la mattina, che fa fare gazebo, di portarmi gli alunni a farmi gridare 'vergognati' o a farmi gridare 'buffone'. Perché lui è un educatore. E se fa un'azione di educazione, deve dire ai suoi alunni la verità; non cercare di spingere sui genitori, tra i quali potrebbe anche esserci qualche delinquentello. E io cammino da tre anni e mezzo con la scorta. Lui si alza una mattina e dice 'Questi signori vogliono fare Il preside dell'ipia Fermi Francesco Casalicchiomorire l'Ipia'. E perché dovrei fare morire l'Ipia? Quali ragioni ci sono? Viene da ridere a veder fare queste cose, a strumentalizzare genitori e alunni che sono gli unici ad avere diritto a parlare. Non ho ancora sentito – ha continuato il presidente della Provincia - una sola parola del grande capo dell'Ipia contro i costruttori o contro chi doveva vigilare sulla costruzione. Noi li abbiamo denunciati alla Procura e alla Corte dei conti. Ma non ho visto elevare neanche un protesta contro i costruttori. Il colpevole viene cercato nell'amministrazione provinciale".
 
LE CLASSI. Secondo quanto emerso dall'analisi della Provincia, dunque, per l'Ipia "Enrico Fermi" necessitano 43 aule, dieci delle quali sono già da anni collocate in un'altra struttura. Scende quindi a 33 il numero delle classi per le quali bisogna trovare collocazione. A questo dato va, però, aggiunto il numero riguardante i laboratori (fondamentali per un istituto come l'Ipia) e gli uffici.
 
L'ASI E I LOCALI A VILLAGGIO MOSE'. Come possibile soluzione, la Provincia - anche grazie alla segnalazione dell'associazione "Agrigento punto e a capo" - avrebbe individuato i locali del centro di formazione dell'Asi di Agrigento: in quegli immobili potrebbero essere collocate tutte le 33 le classi, compresi i laboratori e gli uffici. Oltre a questa soluzione, l'Ente – tramite un bando – avrebbe anche trovato un immobile privato nel quartiere di Villaggio Mosè.
 
"A fine ottobre abbiamo inviato una richiesta al commissario straordinario dell'Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, Luciana Giammanco, per avere in uso i locali dell'Asi e ancora oggi attendiamo risposta. Agiremo in base alla risposta da parte dell'Irsap: o con la collocazione nei locali del centro di formazione o l'affitto dei nuovi locali a Villaggio Mosè. Entro dicembre contiamo di risolvere la situazione" ha detto D'Orsi. "L'unico modo, comunque, per risolvere il problema – ha continuato il presidente - è l'affitto dei nuovi locali. E per fare questo ho portato le mie spese di rappresentanza da 270mila a 11mila euro; ho tolto i grandi eventi e i consiglieri provinciali hanno ridotto del 50percento i fondi dei gruppi consiliari. Io cerco collaborazione, non me ne frega niente delle polemiche". 
 
L'ingresso dell'Ipia LA FUGA DEGLI STUDENTI DALL'IPIA. Intanto – scontri istituzionali e incidenti diplomatici a parte - l'Ipia "Enrico Fermi" inizia a perdere studenti. Da 970 iscritti, ad oggi la scuola conterebbe meno di 500 alunni. In tanti, infatti, hanno chiesto il rilascio del nullaosta per iscriversi in altri istituti. La causa principale sembra essere il disagio che i pendolari sono costretti a vivere quotidianamente. "Abbiamo anche parlato con le ditte di autolinee per far sì che vengano create delle corse consoni all'orario pomeridiano, – ha detto D'Orsi – ma non sappiamo ancora il perché non vengano attuate".

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