Operazione "Saponara", le arrestate si difendono: "Mai sfruttato ragazze"
Camila e Jacki hanno parlato di "gestione familiare delle case", respingendo le accuse di sfruttamento. Hanno detto di aver "semplicemente" ospitato qualche volta delle ragazze, ma a titolo gratuito e in maniera sporadica
Hanno confermato in parte di aver praticato attività di prostituzione, ma hanno respinto totalmente le accuse legate allo sfruttamento. E' durato oltre due ore l'interrogatorio nel carcere di Agrigento di Marival Magaly Mendoza Manrique, intesa "Camila", di 42 anni, e Jacqueline Yanina Mendoza Manrique, 31 anni, chiamata "Jacki", entrambe peruviane ed entrambe arrestate nell'ambito dell'operazione di polizia antiprostituzione denominata "Saponara". Le due hanno risposto alle domande del gip del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, alla presenza del pubblico ministero Santo Fornasier e dell'avvocato difensore Daniele Re.
Camila e Jacki hanno parlato di "gestione familiare delle case", respingendo le accuse di sfruttamento. Hanno detto di aver "semplicemente" ospitato qualche volta delle ragazze, ma a titolo gratuito e in maniera sporadica. Tante le domande degli inquirenti, a cui le due peruviane hanno risposto tra le mura del carcere "Petrusa" di Agrigento. Domani si terranno gli interrogatori degli altri destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare.
Gli indagati dell'operazione "Saponara" sono Marival Magaly Mendoza Manrique, intesa “Camilla”, peruviana di 42 anni; Jacqueline Yanina Mendoza Manrique, intesa “Jacki”, peruviana di 31 anni; Maria del Pilar Torres Manrique, intesa “Pilar”, peruviana di 49 anni; Cirila Maria Manrique Huacache, peruviana di 73 anni; Eugenio D'Agostino, 46 anni di Agrigento; V. M. V. D. O., brasiliana di 43 anni; Giuseppe Salamone, inteso Oliver, agrigentino di 24 anni; Gerlando Cipolla, agrigentino di 35 anni, accusati a vario titolo di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.
Secondo l'accusa, "Camilla" Mendoza, "Jacki" Mendoza, "Pilar" Torres, Cirilia Maria Manrique Huacache ed Eugenio D'Agostino avrebbero gestito due case chiuse in via Saponara e via Neve, ad Agrigento. Le tre donne, in particolare, avrebbero esse stesse praticato la prostituzione e avrebbero accolto altre ragazze.
Le donne, inoltre, avrebbero reclutato numerose altre ragazze, al fine di farle prostituire, sia attraverso contatti diretti e personali sia con l’ausilio di V. M. V. D. O. la quale, interponendosi nella mediazione, ne avrebbe favorito il reclutamento, mettendo le Mendoza Manrique in contatto con prostitute che giungevano ad intermittenza ad Agrigento provenendo da diverse altre parti d’Italia; allo stesso fine si sarebbero avvantaggiati della mediazione di Giuseppe Salamone.