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La sentenza

"Tabaccheria usata per riunioni di mafia", ma dall'ex marito: il Tar restituisce le licenze

Era stata firmata un'interdittiva antimafia ritenendo che la donna, che però aveva divorziato da anni, fosse di fatto solo una prestanome

Aveva ricevuto quella tabaccheria, in un comune in provincia di Agrigento, dal figlio, che a sua volta l'aveva avuta in dono dal padre, condannato a 13 anni per associazione mafiosa. Un'attività commerciale che però veniva usata dall'uomo, secondo i giudici, per la "materiale percezione delle somme corrisposte dalle vittime delle richieste estorsive e per l’effettuazione di riunioni da parte dei sodali".

L'attività commerciale venne però successivamente all'arresto trasferita dall'uomo al figlio e da questi a quella che nel frattempo era divenuta la sua ex moglie. Tanto bastava per il tribunale per ritenere che l'impresa doveva "ritenersi nella disponibilità di -OMISSIS-, poiché solo dopo la sua detenzione i suoi familiari ne divenivano formali titolari". Attività che si trovava tra l'altro sprovvista per questo motivo delle dovute autorizzazioni alla vendita in seguito a specifica richiesta della Questura e di interdittiva antimafia della Prefettura.

Tutto cancellato adesso dal Tar a cui si era rivolta la donna: "non può essere condiviso - dicono i giudici - l’assunto sui cui si fonda il provvedimento censurato per cui il sig. -OMISSIS- sarebbe tuttora in grado di condizionare negativamente l'attività della ricorrente in quanto gravato da una condanna per un reato di matrice mafiosa, atteso che l’odierna istante, così come esposto in punto di fatto, già dal settembre 2009 non conviveva più con il sig. -OMISSIS-, dal quale si è separata nello stesso anno ed ha successivamente divorziato".

Il Tribunale amministrativo regionale precisa infatti che "non può essere la convivenza con il sig. -OMISSIS- ad avvalorare la possibilità che attualmente l’attività imprenditoriale della ricorrente sia condizionata dalla criminalità organizzata, tenuto conto anche della circostanza che l’ex coniuge risulta ancora detenuto presso una struttura carceraria".

Per questo è stata ritenuta illegittima l'informativa antimafia emessa dalla Prefettura, "attesa la carente istruttoria e il difetto di motivazione che affligge il ragionamento seguito dall’amministrazione".

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