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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Tribunale

Morto per un'infezione contratta in ospedale, le accuse del figlio in aula: "Un sacchetto col muco tenuto sotto il letto"

L'ottantunenne Carmelo Cimino morì dopo un mese e mezzo di ricovero: "Mio padre stava bene, le condizioni igieniche delle camere non erano adeguate. Nessuno ha mai sanificato nulla". La conferma da altri familiari di degenti del San Giovanni di Dio: "Poca cura alla pulizia"

"Mio padre prima di andare in ospedale stava bene, le camere erano tenute in condizioni igieniche pessime. Il sacchetto con i fazzoletti con cui veniva raccolto il muco era uguale per tutti i pazienti e restava sotto il letto. Sono stato un mese e mezzo là dentro e non ho mai visto effettuare alcuna sanificazione".

E' l'atto di accusa del figlio dell'ottantunenne Carmelo Cimino, morto il 22 ottobre del 2015, al termine di un lungo ricovero nel quale contrasse un'infezione. In questo stralcio processuale non è in discussione la responsabilità medica dei sanitari (oggetto di altri processi) ma le presunte negligenze nell'attivazione e del "comitato per la lotta alle infezioni ospedaliere" che per legge doveva essere convocato almeno ogni tre mesi verificando, due volte all'anno, lo stato degli interventi. 

Sul banco degli imputati Antonello Seminerio, 67 anni, all'epoca direttore sanitario dell'ospedale San Giovanni di Dio. La vicenda è approdata in aula dopo l'opposizione alla richiesta di archiviazione presentata negli anni scorsi dall'avvocato Daniela Ciancimino che assiste i familiari di Cimino.

Il giudice, dopo avere sentito anche le ragioni della difesa, aveva ordinato nuove indagini e disposto l’iscrizione nel registro degli indagati per Seminerio per l’ulteriore accusa di omissione di atti di ufficio per la quale è finito a processo. L'imputazione scaturisce dalla mancata sanificazione - obbligatoria per legge - dei locali ospedalieri e la mancata attivazione del "comitato operativo di prevenzione in materia di infezione". 

Il figlio di Cimino, rispondendo allo stesso difensore di parte civile Daniela Ciancimino e al difensore dell'imputato, l'avvocato Arnaldo Faro, ha confermato le condizioni igieniche a suo dire precarie delle camere di degenza aggiungendo che ci sarebbero stati altri due decessi probabilmente per casi analoghi. I figli di altri due pazienti, ricoverati in quei giorni e in seguito deceduti, hanno confermato le carenti condizioni igieniche delle camere. 

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