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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Meccanico morto in un'esplosione, chiesta condanna per il titolare della società

Liborio Di Vincenzo morì a 49 anni mentre lavorava in un centro di distribuzione di riviste: in primo grado ad Angelo Scopelliti, 74 anni, legale rappresentante di Agriscia, sono stati inflitti 9 mesi di reclusione

Il pg propone la conferma della condanna, gli avvocati di parte civile Giovanni Castronovo e Chiara Proietto si associano e i difensori dell'imputato, Salvatore Maurizio Buggea e Francesca Picone, chiedono l'assoluzione: è arrivato agli sgoccioli il processo di appello per la morte del meccanico Liborio Di Vincenzo, deceduto a 49 anni per un’esplosione nell'officina del centro di distribuzione di riviste “Agriscia” di contrada San Benedetto.

I giudici della seconda sezione della Corte di appello, che in precedenza hanno respinto la richiesta della difesa di riaprire l'istruttoria per disporre una perizia e sentire un altro teste, emetteranno il verdetto il 14 gennaio. La sentenza di primo grado è stata emessa, il 19 dicembre di due anni fa, dal giudice monocratico Fulvia Veneziano che ha condannato a 9 mesi di reclusione Angelo Scopelliti, 74 anni, legale rappresentante della società Agriscia, riconosciuto colpevole di omicidio colposo e di alcune violazioni della normativa in materia di sicurezza sul lavoro.

Sempre in primo grado era stata decisa l'assoluzione per Giovanni Caminiti, 65 anni, di Messina, medico delle due società coinvolte nella vicenda. Nella lista degli imputati, infine, figurava pure il grottese Salvatore Zaffuto, legale rappresentante della Cts scarl, ditta che operava nell'officina e alle cui dipendenze lavorava la vittima, morto durante il processo.

In appello, in seguito al ricorso dei difensori di Scopelliti è approdata solo la sua posizione.

L’incidente è avvenuto il 16 ottobre del 2010 nel centro di distribuzione di quotidiani e riviste. L’esplosione è avvenuta all'interno dell’officina. Di Vincenzo, secondo la ricostruzione dell’episodio, stava tentando di riparare la frizione di un furgone quando la cartuccia del saldatore che stava utilizzando provocò una deflagrazione e un incendio che lo travolse in pieno provocandogli ustioni sul 95 per cento del corpo.

L’operaio morì otto giorni dopo in ospedale. Secondo quanto avrebbe accertato il processo, il meccanico non doveva essere utilizzato con quelle mansioni e la tragedia si sarebbe potuta evitare se si fossero adottate alcune cautele come la predisposizione di piani di prevenzione e l’elaborazione di un “adeguato piano informativo dei rischi”. 

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